Ok, lo ammetto, da quando sono
diventato genitore ascolto i consigli di tutti. Poi faccio come
credo, però ascolto. Nel mio grande ascoltare son finito anche a
guardare “SOS tata” e, dopo i primi minuti di deliro, mi sono
concentrato per estraniare le vicende e raccogliere dei consigli.
Adesso due episodi.
Dieci giorni fa sono riuscito a passare
un paio d'ore al mare con Gaia e Bianca. Bianca stesa sul lettino a
ridere, Gaia ed io a giocare con la sabbia. Io costruivo torri di
sabbia e lei le distruggeva. Io non capivo, ho provato a dirle che
non si gioca così ma lei è andata avanti imperterrita.
Oggi pomeriggio mi son messo in salotto
e ho costruito una cucina per Gaia. Ho usato una scatola di cartone,
un tappetino di un mouse, dell'ondulato plastico colorato, del nastro
americano e della colla a caldo. Il risultato è stato pessimo, ho
perso la manualità e la creatività che avevo all'asilo.
Però Gaia ha cominciato subito a
giocarci, prima salendoci sopra e poi colorando quello che nei miei
progetti era lo sportello per il forno. Si divertiva, anche se non
giocava correttamente.
Bene, qualche minuto fa ero intento a
farmi gli affari miei quando un tipo mai visto e mai conosciuto mi ha
detto come fare meglio il mio lavoro. Dentro me ho pensato che lui
non era nella condizione di insegnare il lavoro a me e mi sono
illuminato........
CON QUALE ARROGANZA HO PENSATO DI
INSEGNARE AD UN BAMBIMO COME SI GIOCA?!?!?!??!?!!??!?!
Certo che noi adulti siamo curiosi. Ci
mettiamo a giocare coi bambini e pretendiamo pure che loro
ubbidiscano alle nostre regole e si divertano facendo quello che noi
riteniamo corretto. Magari fra qualche anno Gaia metterà in file 50
torri di sabbia e si incazzerà con Bianca che le distrugge ma per
lei, adesso, il gioco è distruggerle. Allora ho provato a chiedermi
lo scopo dei due giochi. Mi son detto “se riesco a dimostrare a me
stesso che era importante che i giochi fossero fatti in un certo
modo, allora giustifico tutto, se riesco a dire a me stesso che
servivano per la loro educazione allora è fatta”.
Bene, terminata la frase mi son sentito
idiota.
Mi è venuto in mente un consiglio di
quella megera di tata Lucia (numero uno assoluto) che, come
un'apparizione angelica, mi ha detto “Nicolò, idiota, adesso mi
spieghi cosa vuol dire per te educare”.
Ho cincischiato un po' poi il latino
delle superiori mi ha aiutato “educare, portar fuori”.
Cazzo, educare non vuol dire
trasformare, cambiare, forgiare, plasmare. Educare vuol dire tirar
fuori.
Bianca e Gaia non sono due pezzi
d'argilla da modellare, sono due splendide farfalle da far uscire dal
loro bozzolo. Sono già delle persone, non è compito mio farle
diventare tali, compito mio è aiutare a tirar fuori quello che sono
aiutandole a capire cosa è importante per loro.
Per voi è banale? Per me no, l'ho
sempre saputo, l'ho voluto scrivere come promemoria.
wow Nic, un promemoria davvero da tenere ben presente quando cerchiamo di far giocare i bambini secondo le nostre regole! Pensa che io guardo SOS tata e neanche ho figli, ma mi alleno per fare la zia (di 2 gemelli) :D Ben detto e ben scritto!
RispondiEliminaTurista grazie mille. Poco tempo mi è capitato di vedere un adulto che voleva giocare a rugby con dei ragazzini (10 anni), ogni minuto si fermava per introdurre una regola fino a quando nessuno si è più divertito. Prima che intervenisse lui tutti si divertivano e giocavano un sacco....potere delle regole nei giochi.
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