Per una serie di vicissitudini che
riassumerei in “sovrapporsi di sfighe”, nell'ultimo mese non sono
mai riuscito ad andare a prendere le bimbe alla materna e all'asilo.
Oggi mi son concesso questo svago.
Come da istruzioni di Giulia sono
andato prima da Gaia e poi da Bianca.
Quindi il mio primo obiettivo era la
materna.
Orario rigido, rigoroso, non si entra
prima.
Memore dei cori di quando ero piccolo
in cui si inneggiava ai bimbi fortunati che andavano via per primi
mentre gli ultimi restavano soli, al buio ad attendere genitori che
avevano terminato i sorrisi, mi presento al cancello alle 15,30.
Orario di apertura alle 16,00.
Voglio essere il primo, voglio fare
irruzione in sezione e vedere il sorriso di Gaia quando mi vede,
quando mi vede arrivare per primo con gli altri genitori che
arrancano anni luce dietro.
Mentre aspetto arrivano nonni e altri
genitori. Anni di concerti al RockPlanet, al Vidia ed al Velvet mi
hanno insegnato a prendere una buona posizione in fila, nell'attesa
che i cancelli si aprano.
Entro in modalità tafferuglio. Punto
la sveglia del cellulare alle 15,57, in questo modo una vibrazione in
tasca mi farà capire quando muovermi. Non posso essere arrivato per
primo ed entrare per ultimo.
Studio. Il fondo è buono, non posso
sperare che qualcuno scivoli. Almeno non qualcuno di competitivo.
I babbi sono i più facili, sono
distratti, aspetteranno.
Le mamme vanno studiate, quelle col
tacco non mi spaventano ma un paio sono con le scarpe da ginnastica.
Una ha i laccetti slegati, nessun problema. L'altra ha una brutta
posizione e si è inchiacchierata. Le nonne sono da tenere badate. In
particolar modo si piazza vicino a me una nonna abbastanza giovane da
essere agile, bassa e pesante. Con un colpo d'anca potrebbe
sbilanciarmi ed io non saprei come contenerla, così compatta. Ha un
cazzo di baricentro bassissimo. La temo. Butto un occhio alle scarpe:
scarpe da ginnastica col velcro. Lo sapevo, il mio peggior avversario
mi marca stretto. Forse ha capito che sono io quello che vuole
scattare. Serve un piano bis. Lo trovo. C'è un nonno che si è
presentato con la cravatta. Eccolo. Mi serviva lui. Lui ha una gran
voglia di essere il primo al cancello ma poi si fermerà, lo terrà
aperto per tutti gli altri, specialmente per le mamme. Indossa già
il sorriso, nella sua testa sta già salutando tutti. Eccolo, devo
portarlo in zona cancello ma alla mia destra, in modo che faccia il
blocco sul panettone da guerra che mi sta al fianco. Alle 15,50 la
mia salvezza: all'incrocio succede un parapiglia, tutti si
distraggono tranne il nonno galantuomo che si muove verso il
cancello, faccio un passo e porto un blocco, mi sorride ci scusiamo e
lui svicola a destra. E' fatta, siamo tutti dove voglio che siamo.
Vibrazione in tasca. Mi sollevo dal muretto dove mi ero appoggiato e
comincio a muovermi senza senso. Sembra la partenza dell'American's
cup, aspetto solo il via. Porto qualche blocco, qualcuno si sposta
dove voglio. La strada è libera.
Cancelli aperti, il GentilNonno fa
quello che ci si aspetta, mi avvio sorridente ma il boiler si infila
sotto il mio braccio, mi urta un rene e mi passa, sono fregato. Mi
trattengo dal gridarle di tutto.
Ha la gamba tozza ma la muove veloce.
Non la prendo più, occupa tutta la porta e il sorpasso non è
possibile, siamo in salone, sono secondo. Ho perso.
Poi la provvidenza, la nonna bolide si
lancia verso un'altra sezione, sono salvo, sono primo.
Entro, metto il mio sorriso migliore e
sento “BABBONEEEEEE”.
Ho vinto.
Prossima volta mi presento così |
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