Cosekeso?

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sabato 19 novembre 2011

Superficialità decisionale, un altro superpotere dei Dirigenti

Torniamo a parlare di Dirigenti e di superpoteri. In un recente post ho rivelato al mondo che uno dei superpoteri è lo “strabismo dirigenziale”. Non avendo ricevuto minacce di morte da parte della classe dirigente ne rivelo un altro. Mi sento un po’ Julian Assange, fino a quando non rivelerò qualcosa di scomodo mi lasceranno stare…poi vedremo.


Un altro superpotere del dirigente è la “superficialità decisionale” (il termine è infelice ma è colpa della traduzione dall’originale sanscrito). Cosa si intende, cosa è in grado di fare il vero Dirigente? Evita di entrare in dettagli assurdi nella gestione delle attività, evita di prendere decisioni a livello micro e si assume il rischio delle grosse decisioni di superfice. Non deciderà come declinare tecnicamente un progetto, semplicemente valuterà e deciderà se realizzarlo, il progetto.

Per quanto possa essere attratto dai propri collaboratori in problemi micro, il vero Dirigente è in grado di esercitare la delega, in alcuni casi di imporla. Si è circondato di persone capaci ed è sicuro della correttezza delle loro scelte. E’ conscio che le rotte si tracciano indicando grandi obiettivi e cerca di evitare di cadere nella grande trappola del manager: accumulare una serie di decisioni micro che portano l’azienda in una direzione non voluta. Sono i piccoli cambi di rotta a far perdere la meta. Il Dirigente lo sa e governa dall’alto la rotta, guardando fisso l’obiettivo e supportando i suoi collaboratori. Ma non si immerge nei dettagli, è consapevole che facendolo rischierebbe un giorno di alzare la testa e non vedere davanti ai suoi occhi la terra promessa.

Per capirci, è un po’ come se entrassi in un negozio e volessi una camicia e me ne uscissi con una tshirt perché in fin dei conti ho scelto le maniche corte, ho scelto qualcosa di più colorato, ho scelto di non avere nulla che mi stringe al collo, ho scelto qualcosa di facile da stirare. Semplici risposte a semplici problemi. Ma adesso ho una tshirt e non una camicia. Diverso, per esempio, se avessi scelto di volere una tshirt dopo aver scoperto che c’era l’opportunità di averne una. Nel primo caso sono state le piccole scelte a guidarmi fuori strada, nel secondo è stata una valutazione più strutturale a portarmi a rivedere i miei bisogni.

Direi che questo superpotere potrebbe far comodo anche ad ognuno di noi, quante volte a seguito di piccole scelte, magari innocue, ci siamo ritrovati con la nostra vita fuori rotta? E’ giusto lottare ogni giorno e confrontarsi con la quotidianità ma non dobbiamo avere paura di porci domande grandi.

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