Lavorando all'interno di un
supermercato ho l'occasione di vedere diverse tipologie di mamme e
babbi alle prese con lo stesso contesto.
Fra l'altro noi abbiamo anche dei
mini-carrelli da far usare proprio ai più piccoli. L'ambiente è lo
stesso per tutti, scaffali, altri avventori, prodotti che si possono
rompere, cose che si possono rovesciare e comunque scaffali dietro i
quali i bambini possono nascondersi.
Le preoccupazioni dei genitori sono
mediamente le stesse: tenere sempre in vista i piccoli, fare
attenzione che non si facciano male, fare attenzione che non
distruggano nulla.
Nonostante questa coincidenza di
fattori i comportamenti sono diversissimi, alcuni vincenti, altri
perdenti. Ci sono genitori per cui la spesa è fonte di stress, altri
che per non stressarsi mettono il piccolo sul carrello grande perchè
“non vada in giro”, rendendo il momento della spesa una rottura
di scatole, alcuni scendono a compromessi tipo “fai il bravo e puoi
mangiare il grissino”, alcuni vanno di corsa col bimbo in braccio,
alcuni hanno più di un figlio e urlano alternativamente all'uno o
all'altro di badare il fratello/sorella, insomma mille risposte alla
stessa gestione.
Fra i diversi clienti con figli c'è un
babbo che viene sempre col suo piccolo che è spettacolare e che mi
ha fatto capire qual è la chiave di lettura giusta.
Il piccolo ha pochi anni, stimo fra i
due e mezzo e i tre. Ogni tanto è in braccio al babbo, ogni tanto
gira col carrello, ogni tanto è dentro il carrello. Non c'è una
modalità fissa. Ogni tanto il piccolo gli si addormenta in braccio,
tenerissimo.
Il piccolo è un gioiello, sempre
pacato, sempre sorridente, gira per il negozio senza mai allontanarsi
dal genitore, lo coinvolge con domande e richieste. Interagiscono. I
due vengono spesso verso sera, quando c'è meno confusione. Mai una
storia, anche quando è stanco, sempre a modo.
Però non è uno stordito, mi spiego:
quando il bimbo è sveglio è curioso, chiede, interagisce, risponde,
aiuta.
Guardando questi due uomini, il piccolo
e il grande, ho avuto l'illuminazione.
Il babbo ha capito che non ha senso
gestire il figlio, deve gestire l'ambiente. Il piccolo è
probabilmente buono e tranquillo di suo però il padre si muove in
negozio cercando di non forzare il piccolo ma di “forzare”
l'ambiente. Non prende sempre il braccio il piccolo o non lo mette
sempre nel carrello, ma sceglie in base allo stato del figlio. Non
gestisce il piccolo obbligandolo in un modo o in un altro, sceglie le
opzioni dell'ambiente in base al momento. In alcuni reparti passa
spedito, in altri sa di doversi fermare perchè al piccolo piace
fermarsi, come al banco dei formaggi e della gastronomia. In alcuni
reparti lo coinvolge direttamente. Alla cassa il piccolo è spesso
protagonista, perchè si vede nel video della sorveglianza, perchè
il padre gli parla, perchè fa domande.
Io non so se questo babbo adotti una
tattica o semplicemente abbia così voglia di vivere quel momento con
il suo cucciolo che si approccia naturalmente nel modo migliore. Però
funziona. E non è neppure faticoso, non ci sono inseguimenti in
negozio, urla, stress, corse, c'è il giusto tempo. Ed è quello del
piccolino.
Partendo da lui ed osservando gli altri
genitori mi son reso conto che gestire l'ambiente è l'elemento che
caratterizza tutti gli approcci vincenti, quelli che non prevedono
urla, non prevedono stress, non prevedono corse. Chi invece parte
pensando a gestire il figlio spesso si ritrova ad inseguire il
piccolo, magari dimenticandosi quello che deve prendere e vive
un'esperienza stressanti in quei minuti che passa nel supermercato.
Penso che possa funzionare ovunque,
penso che rispettare l'individualità dei nostri figli gestendo
l'ambiente e non forzando loro possa essere un buon approccio.
Attenzione, gestire l'ambiente non vuol dire eliminare gli ostacoli
dell'ambiente, certe cose non si possono eliminare. Però un conto è
assicurarsi che vostro figlio usi bene l'altalena, controllando che
sia integra e sperare non si faccia male, un conto è impedirgli di
usarla o urlargli “STAI ATTENTO CHE TI FAI MALE” mentre la usa.
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