Ieri sera sono stato invitato a cena da
ex colleghi. E' stata una serata piacevole dove ritrovare persone,
aneddoti e caratteri cui sono stato legato per qualche anno.
Una bella sera, con moltissimi bei
ricordi ma con pochissimi rimpianti (poi non scrivo nessuno solo
perchè pochissimi è una parola che ha un suono sibilante che mi
aggrada adesso che siamo sul far della sera)
Ho già parlato in questo blog della
mia scelta di cambiare vita e di abbandonare la retta via del bravo
impiegato che pian piano fa carriera per dedicarmi ad altro.
In altri posto ho lungamente spiegato
il perchè ed ogni volta che lo facevo era sempre meno una
giustificazione che davo a me stesso e sempre più il racconto di un
nodo importante della mia vita.
A distanza di un anno ci sono tante
cose che cambierei ma nessuna scelta che farei in modo differente. Mi
trovo esattamente dove vorrei essere. E' una consapevolezza nuova.
Ecco, questa consapevolezza e un paio di riflessioni fatte ieri sera
(dopo il vino ma prima della vodka schietta) sono alla base di questo
post.
Quando mi son ritrovato in un momento
della mia vita in cui le cose non quadravano, in cui la quotidiana
corsa alla crescita professionale e di carriera non mi stimolavano
più, mi son fatto un paio di domande piuttosto intelligenti. Mi sono
chiesto, ad esempio, quali fossero le cose impostanti per me (thanks
to 6seconds mates). Ieri sera e questa mattina ho però capito quale
sia stata la riflessione che realmente mi ha acceso la luce. Ed è
stata una riflessione che ho fatto inconsciamente, che è diventata
chiara solo ieri sera, dopo più di un anno.
Cioè, dopo aver passato anni a porre
l'accento sulle cose importanti, lo studio, la carriera, la famiglia
e tutto quello che si è susseguito mi sono fatto “la
domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto”.
Cioè, dopo essere
risalito di livello, passando da un “voglio far carriera” per
arrivare ad un “vorrei un appagamento dalla mia posizione
all'interno della società” sono arrivato a capire quale fosse la
mia vera mission (ok, un po' di anima manageriale mi è rimasta,
anche se la sto sotterrando a colpi di barba): io voglio essere
sereno e felice. O una roba simile. Ecco, sembra una cazzata ma c'ho
messo un po'. Ecco che allora ho cercato di capire come. Un lavoro
stimolante, la famiglia, gli amici, gli hobby, i valori, l'etica, la
condivisione di obiettivi, la società. Insomma, avevo capito tutto.
Ero arrivato a
pensare “se continuo a lavorare così fra qualche anno potrei anche
diventare un dirigente (ok, a 30 anni si pensano anche cazzate) così
posso avere un ruolo che mi appaghi socialmente (ahhh quanti
biglietti da visita svolgono lo stesso ruolo dei SUV per noi poveri
uomini. NdR non mi riferisco a quello di ieri sera, per quello vorrei
essere una mosca per quando verrà mostrato a quell'altro. Ok, questo
passaggio lo capiranno in due.....), posso guadagnare bene e posso
far sì che le mie piccole possano avere delle opportunità bla bla
bla”. Mi sentivo anche figo ad avere un progetto. A pensare “fra
dieci anni sarò, farò, penserò, guadagnerò, ecc ecc”.
Poi è arrivata “la
domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto”: ma tu,
sereno e felice, QUANDO VUOI ESSERLO?
A quel punto la
risposta poteva essere una sola: adesso, cazzo!!!!
Ecco, tutto qua,
c'ho messo un po' ma adesso è chiaro. Adesso mi sento nel posto
giusto perchè non lavoro per la mia felicità di domani, per la mia
serenità dei quarant'anni. Costruisco la mia vita sulla felicità di
oggi e sulla serenità di oggi. Certo, costruisco, penso a “fra
dieci anni”, penso di raggiungere degli obiettivi importanti, dei
traguardi personali. Però non penso a raggiungere “la risposta
alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto”
fra 10 anni.
Quella ce l'ho
adesso.
Per tutti voi, miei
cari amici: 42.
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