N: “Ciccia, che hai fatto, sei pensierosa ma silenziosa”
G: “Niente, uffa, sono un po’ sconcertata”
N: “Caspita ma a 5 mesi sai già cosa vuol dire sconcertata?”
G: “Non serve saperlo, mi sento così e mi basta, mica devo per forza capire cosa significano gli stati d’animo per provarli”
N: “Ok, allora raccontami cosa hai fatto”G: “Mi vuoi bene?”
N: “Ma certo, io ti amo proprio piccola mia”
G: “Ma quanto?”
N: “Tantissimo”
G: “Sbagliato!”
N: “Cosa dici?!!! Non dubitare del mio amore piccolina”
G: “No, è che ripensavo a Benigni e ha ragione. L’amore o c’è o non c’è, non ci può essere poco o tanto”.
N: “Ok, allora diciamo che ti amo e basta ma non credo sia questo il punto”
G: “Già, vedi i dati sono di varia natura, possono esserci, se non sbaglio, tre tipi di variabili: nominali, ordinali o cardinali”
N: “Sì, ricordo di averlo studiato con l’esame di statistica.”
G: “Cosa credi, io lo so perché tu l’hai studiato. Comunque, le differenze, per quel che tu hai capito e io ho appreso, sono che le nominali riportano differenze di categoria, ad esempio maschio-femmina e ti permettono di discriminare se due valori sono uguali o meno senza entrare nel merito del valore, quelle ordinali ordinano delle modalità, quindi mettono dei valori, quelle cardinali entrano anche nel merito dei valori e delle distanze fra essi”
N: “Hm eh ehhh già”.
G: “Non sembri convinto, ti rinfresco. La temperatura è una variabile cardinale, la differenza fra 15 gradi e 16 gradi è la stessa che c’è fra 19 e 20 gradi ed è 1, che è significativo. Un esempio di ordinale possono essere i gradi dell’esercito, è chiaro che sergente è sotto colonnello ma la differenza non è un valore numerico”
N: “Ok, ci sono”
G: “Tutto questo per dire che i numeri e le variabili possono avere diversi valori, una loro qualità ed un significato molto specifico. Cioè non c'è solo un aspetto linguistico, è determinante la qualità, il contenuto, a monte diogni considerazione diantura statistica c'è un merito riguardo al contenuto. Ecco, sto imparando a conoscere l’Italia e gli italiani. Mi piacciono, mi piace un sacco stare in Italia e sono contenta di essere nata in Italia, grazie”.
N: “Però?”
G: “Però siamo il popolo delle confusioni, attribuiamo valori ai Valori. Possiamo essere in parte trasgressori della legge, in parte truffatori. Vedo gente che non è del tutto colpevole. Non credo sia così, abbiamo una lingua bellissima ma anziché usarla per fare chiarezza, per arricchire la nostra comunicazione la usiamo per ingannarci. Una persona per me è colpevole o innocente, poi viene il grado di colpevolezza, che però non c’entra più nulla con l’essere o meno colpevole”.
N: “Sei incazzata, veramente, calmati tesorino”.
G: “Certo che sono incazzata. Viviamo in un posto in cui tutto è trattabile, in cui i nostri Valori non sono trattati in maniera rispettosa, in cui usiamo la lingua in modo ingannevole. Hai mai sentito parlare un avvocato?”
N: “Eh, sì alcune volte”
G: “E’ una recita di espressioni linguistiche. Non esistono sinonimi, ci si esprime per locuzioni che sottendono un significato. Questo non semplifica, usiamo la ricchezza della nostra lingua per creare distanza. Ci sono un mucchio di persone capaci che non possono esprimere il loro potenziale perché il gioco della Giustizia in Italia è quello di recitare frasi. Si crea distanza dalla gente, si perde la sostanza, la qualità”
N: “Ma ti ha fatto causa qualcuno, hai fatto qualcosa e non me l’hai raccontato?”
G: “Ma la Giustizia è un esempio, pensa però quante volte il linguaggio non è più un codice di condivisione ed apertura ma solo di condivisione e di chiusura. Perché una persona è brava se gestisce un linguaggio? Per me il linguaggio è uno strumento, è uno strumento di conoscenza. Saper usare il linguaggio ci permette di comprendere più cose e conetti e ci permette di esprimerli, di mantenerli. Però è uno strumento. Comunque tornando al ragionamento iniziale e poi chiudo, bisogna sempre avere in mente la qualità delle cose, capire cosa c’è dentro, qual è la loro sostanza, capire a che livello le possiamo trattare. Specialmente se parliamo di quei Valori e di quei temi che tengono unita una società. Siamo troppo leggeri nel non dare peso ai contenuti. Ci sono Valori e concetti che non possono semplicemente essere utilizzati, vanno compresi. Il rispetto, l’educazione, solo per citarne un paio, non possono essere oggetto di virtuosismi verbali, devono essere compresi nella loro sostanza, nel contenuto. Ci siamo innamorati della nostra lingua e ci siamo dimenticati del peso che ha, basta qualcuno che urla e mettiamo in discussione la natura e la qualità dei Valori”.
N: “Hai ragione, come sempre. Adesso però riposa”
G: “Certo ma prima fammi una promessa”
N: “Tutto quello che vuoi”
G: “Prometti che mi permetterai di capire quello che mi circonda, prometti che mi insegnerai a parlare ma che mi spiegherai bene che le parole sono macigni, promettimi che userai le tue parole per arricchirmi di Valori e non per rintronarmi di suoni, prometti che mi insegnerai che il linguaggio è conoscenza ma non è intenzione”
N: “Prometto”
G: “Anch’io ti voglio bene”
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