Finita un'altra giornata di lotta
contro la neve, comincio a pensare che la neve sia il mio
arci-rivale... Svaccato sul divano come una megattera obesa dopo le
nozze della cugina sento una vocina che mi fa: “Tu con l'arrivo
della sorellina come pensi di gestirti?”
Rispondo cercando con lo sguardo un
qualche aiuto, anche dai Teletubbies o dai Bubble Guppies “Cosa
intendi amore mio?”
G: “Intendo che quando saremo due
piccoline ci sarà molto da fare e che dovrai partire subito a
crescerci bene”.
N: “Certo, certo”, balbetto ancora
frastornato.
G: “Sai, io ci tengo alla piccolina,
non voglio che cresca male ma io non posso insegnarle tutto, mi devi
aiutare”, il tono di voce è un po' piccato ma è sincera.
N: “Beh, hai ragione. Il mio intento
è sempre quello di lasciarvi la possibilità di esprimervi, di darvi
dei valori, di spiegarvi cosa è bene e cosa è male e poi lasciarvi
la possibilità di scoprire il mondo, stando un passo indietro per
impedirvi di cadere”.
G: “Credo tu volessi dire per
impedire di farci male, non per impedirci di cadere”.
N: “Ehmm, sì, suona decisamente
meglio”.
G: “E quali sono i valori che pensi
di trasmetterci?”
N: “Oh cazzo”.
G: “Cosa?”
N: “Niente, dicevo che ti rispondo a
razzo”.
G: “Ah, non avevo capito”.
N: “Credo che vi insegnerò il
rispetto, l'ascolto, a distinguere il bene dal male, cose del genere”, ok mi rendo conto che sto prendendo tempo.
G: “Hmmm, non ci siamo”.
N: “Il mio scopo è di darvi una
bussola con la quale orientare le vostre scelte”. Giuro, su questa
frase pensavo di aver fatto bingo. Nella mia vita molto spesso frasi
ad effetto mi sono venute in soccorso. Questa volta, evidentemente,
no.
G: ”Perché invece non ci insegni ad
essere egoiste? A volere solo il nostro bene e la nostra felicità? ”
N: “Certamente, io voglio la vostra
felicità e voglio che facciate ogni scelta pensando ad essere
felici, sempre. Però voglio darvi i valori per farlo, la famosa
bussola”.
A questo punto prende l'iPad e comincia
a scrivere. Dopo due minuti se ne esce di nuovo: “ma tu sai cos'è
una bussola?”
N: “Certo, è uno strumento che ti
indica la strada giusta, che ti dice dove andare”.
G: “E tu pensi che ci serva questo?”
N: “Credo che per voi sia importante
sapere in che direzione andare”.
G: “Ma la bussola non ti dice come
andarci”.
Oddio, sento che mi ha incastrato, di
nuovo.
G: “Non insegnarci dov'è la
felicità, insegnaci come dobbiamo fare per arrivarci. Non mettere
dei paletti, traccia delle strade. Aiutaci a scoprire cosa ci rende
felici e come abbiamo fatto ad arrivarci, in modo che possiamo
rifarlo. Se ci spieghi sempre e solo la differenza fra bene e male,
estremizzo, come faremo a scegliere il bene quando ci sbatteremo
contro?”
N: “Ma io penso che voi dobbiate fare
le vostre scelte liberamente, che dobbiate commettere i vostri errori
liberamente”.
G: “Perché? La tua è una
generazione che è cresciuta con la paura di non essere libera. I
nonni avevano paura di essere troppo protettivi, di togliervi spazi.
Perchè dovrebbe essere un problema se ci mostri la strada che ci
rende felici? Lascia che siamo noi a capire cosa ci rende felici ma
tu accompagnaci fino a quando non avremo capito. Tu hai imparato a
insegnare tante cose, hai scoperto come comunicare in modo efficace,
in modo che tutti afferrino il concetto. Io per me e per la sorellina
vorrei che tu non ci spiegassi dov'è la felicità ma che ci
accompagnassi, non mi dare le istruzioni per costruire la mia
felicità, costruiamola assieme, così quando dovremo farlo da sole
non ci perderemo, non sbaglieremo”.
Detto questo sorride. Ha visto che
forse ho capito, anche se stasera prima di dormire ne voglio parlare
con Giulia per capire se ho inteso bene. Mi corre incontro e allarga
le braccia, è ancora ora di andare a letto. Si butta al mio collo e
crolla prima però mi dice "Lo sai che abbiamo rivelato il nome della sorellina in questo dialogo, chissà chi se ne accorge..."
non credo che la chiamerete bussola.... forse libera? Un saluto a tutti!!
RispondiEliminaMevar