Lunedì era Pasquetta, giorno di riposo
dopo tanto tirare al lavoro, giorno per ricaricare le batterie e
ritrovarsi dopo la Pasqua con chi vuoi.... ma io sono andato a
correre.
Nei giorni che stanno a ridosso delle
feste, prima e dopo, è facile incontrarsi fra di noi, noi
diversamente longilinei e ipoteticamente atletici. In genere
l'animale sedentario, come me, si attiva un paio di settimane prima
delle feste (Natale e Pasqua) e prosegue fino ad un paio di settimane
dopo. La mia sfida sarà quindi perdurare fino ad oltre il 14 Aprile.
Sostenetemi.
In genere noi runner dell'ultima ora
siamo identificabili dall'abbigliamento.
Dopo Natale, a Santo Stefano,
indossiamo abiti tecnici comprati da Decathlon da un parente che ha
saputo che da due giorni abbiamo cominciato a correre. Quindi ci puoi
vedere con tenute estreme indossate in maniera sgraziata e di colori
vivacissimi che rendono impossibile non capire chi siamo e dove
siamo. Ci ripromettiamo di sfruttare l'abbigliamento al massimo. In
alcuni casi facciamo promesse estreme: entro Pasqua questa maglietta
che comprime fortemente l'addome mi sarà larga e i pantaloni tecnici
metteranno in evidenza il mio pacco senza farlo assomigliare ad
un'ernia inguinale. I buoni propositi Natalizi durano sempre fino
all'Epifania solo e soltanto perchè ad inizio anno vengono
rinforzati da promesse solenni.
Sotto Pasqua è diverso, non ci sono
nuovi indumenti da indossare. Quelli che ci hanno regalato per Natale
ci mettono in imbarazzo, segnano la nostra sconfitta e senza la
nebbia di Dicembre ci fanno sembrare più ridicoli. Ecco quindi che
la nuova divisa è composta da: pantaloncino anni 80 vagamente troppo
corto che viene inevitabilmente risucchiato dall'interno coscia
durante la corsa facendoci sembrare un pollo spennato; felpa grande e
larga per proteggere gli addominali dal freddo (versione ufficiale);
calzino tecnico, forse l'unica cosa veramente idonea, atleta
compreso; scarpe finto running, ovvero il primo paio di scarpe con la
punta lievemente rialzata allacciate strettissime tipo arrosto;
K-Way, o meglio, K a vento adidas rossa o blu con cappuccio indossata
sempre e comunque perchè “fa sudare”.
L'atleta alla ripresa delle attività
si distingue dal diversamente longilineo perchè il primo è disposto
a concedere al suo corpo un ritorno blando, fatto di corsetta ma
anche di camminata. Noi del secondo gruppo secondo no, corriamo in
modo scomposto e sconvolto, procediamo ad una velocità che rende
imbarazzante i sorpassi ai vecchi con il deambulatore ma non
camminiamo. Mai. Camminare su di noi non suona come “cazzo che
controllo del corpo che ha questo”, su di noi suona come “guarda
il ciccione che non ce la fa”. E quindi corriamo, corriamo. Senza
tregua, fino a quando spariamo dalla vista di qualcuno e ci lasciamo
morire in solitudine, dietro ad una siepe.
Beh, adesso vado a correre, se vedete
qualcuno arrancare dietro ad una siepe non pensate subito ad un
tossico, potrei essere io.
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