Efficace dopo solo 10 giorni; vantaggi evidenti già dalla prima applicazione; 9 specialisti su 10 lo consigliano; il miglior prodotto contro la “qualunque”, test clinici non sbagliano; 40 donne hanno notato miglioramenti già dopo una sola settimana.
Quanto volte sentiamo frasi simili nelle pubblicità, quante volte ci sono “elementi concreti” a supporto dell’efficacia di qualcosa. Ormai abbiamo testimonial evoluti che portano in dono il sapere e che danno valore scientifico alla bontà di quello che ci vendono. Ormai abbiamo oli che fanno resuscitare motori, creme che trasformano uomini in George Clooney e donne in Megan Fox, profumi in grado di scolpire addominali, bianchi che più bianco non si può.
Giusto ieri mi interrogavo durante un pranzo su una cosa: ma voi, quando vi dicono che spalmando una crema già dopo una settimana si vedono i risultati sulla vostra linea ci credete? Cioè, quando comprate un dentifricio che protegge tre volte tanto dalla placca e riduce l’insorgenza del tartaro (avete notato che il tartaro è passato di moda, adesso si parla di placca. Quando ero piccolo esisteva solo la carie) voi ci credete? Credete che il vostro motore possa vivere due volte di più se usate uno stesso olio?
Io c’ho pensato: non ci credo. Non credo neppure ad uno dei numeri che danno, neppure al fatto che nove specialisti su dieci lo consiglierebbero. Però magari compro quel dentifricio perché dico, magari non riduce di due terzi l’insorgenza della placca ma se fa solo un quindici percento è già un risultato. Perché faccio così? In realtà devo dire che non faccio neppure così, mi fido molto più del marchio che del prodotto, mi fido dei prodotti NaturaSì, Ecor, AlceNero, oppure Barilla, Colgate, ecc ecc. Sono caduto nel trappolone degli uffici marketing? Direi di sì.
Però non in tutti gli ambiti: per quanto sia alla ricerca di un modo per sostituire i sacrifici per ottenere una forma fisica decente non ho mai tentato la via dei miracoli, delle barrette, delle pillole, dei beveroni, degli yoghurt. Perché questo? Mi sono dato una risposta. Se per me l’ambito non è importante allora posso accettare di raccontare a me stesso che mi stanno quanto meno ingannando (cioè che il prodotto fa bene al motore della mia auto ma non fa miracoli), se la cosa per me è importante non posso accettare di essere preso in giro, cioè non posso giustificare a me stesso di aver preso una cantonata. Mi spiego, in entrambi i casi sono consapevole che un prodotto non mi darà quello che spero ma nel caso di un argomento per me importante non posso giustificare la mia ingenuità nel crederlo. Sarà la matrice culturale cattolica che ho respirato ma mi ronza in testa l’idea che le cose non possono essere facili, specie quelle importanti.
Quanto volte sentiamo frasi simili nelle pubblicità, quante volte ci sono “elementi concreti” a supporto dell’efficacia di qualcosa. Ormai abbiamo testimonial evoluti che portano in dono il sapere e che danno valore scientifico alla bontà di quello che ci vendono. Ormai abbiamo oli che fanno resuscitare motori, creme che trasformano uomini in George Clooney e donne in Megan Fox, profumi in grado di scolpire addominali, bianchi che più bianco non si può.
Giusto ieri mi interrogavo durante un pranzo su una cosa: ma voi, quando vi dicono che spalmando una crema già dopo una settimana si vedono i risultati sulla vostra linea ci credete? Cioè, quando comprate un dentifricio che protegge tre volte tanto dalla placca e riduce l’insorgenza del tartaro (avete notato che il tartaro è passato di moda, adesso si parla di placca. Quando ero piccolo esisteva solo la carie) voi ci credete? Credete che il vostro motore possa vivere due volte di più se usate uno stesso olio?
Io c’ho pensato: non ci credo. Non credo neppure ad uno dei numeri che danno, neppure al fatto che nove specialisti su dieci lo consiglierebbero. Però magari compro quel dentifricio perché dico, magari non riduce di due terzi l’insorgenza della placca ma se fa solo un quindici percento è già un risultato. Perché faccio così? In realtà devo dire che non faccio neppure così, mi fido molto più del marchio che del prodotto, mi fido dei prodotti NaturaSì, Ecor, AlceNero, oppure Barilla, Colgate, ecc ecc. Sono caduto nel trappolone degli uffici marketing? Direi di sì.
Però non in tutti gli ambiti: per quanto sia alla ricerca di un modo per sostituire i sacrifici per ottenere una forma fisica decente non ho mai tentato la via dei miracoli, delle barrette, delle pillole, dei beveroni, degli yoghurt. Perché questo? Mi sono dato una risposta. Se per me l’ambito non è importante allora posso accettare di raccontare a me stesso che mi stanno quanto meno ingannando (cioè che il prodotto fa bene al motore della mia auto ma non fa miracoli), se la cosa per me è importante non posso accettare di essere preso in giro, cioè non posso giustificare a me stesso di aver preso una cantonata. Mi spiego, in entrambi i casi sono consapevole che un prodotto non mi darà quello che spero ma nel caso di un argomento per me importante non posso giustificare la mia ingenuità nel crederlo. Sarà la matrice culturale cattolica che ho respirato ma mi ronza in testa l’idea che le cose non possono essere facili, specie quelle importanti.
In realtà non è così, ma questo lo dirò magari in un altro post.
Ecco, mi hai fatto riflettere sull'argomento e adesso direi che la penso così. La pubblicità che promette miracoli mi ha fracassato le palle e mi indispone a tal punto da evitare il prodotto pubblicizzato.
RispondiEliminaInvece penso di essere assolutamente vulnerabile al cospetto della pubblicità che mi descrive e mi assomiglia (o fa finta di assomigliarmi...).