Sono le quattro di notte, Gaia si è svegliata con un colpo di tosse e adesso richiama la mia attenzione per riuscire ad addormentarsi.
G: “Oh, babbo, ma è morto Steve Jobs e non mi dici niente?”
N: “Non volevo darti un dispiacere, ricordo che il suo discorso ti era piaciuto e ti aveva ispirato.”
G: “Ah, è vero, siate affamanti e siate folli, ricordo che me l’hai fatto ascoltare e leggere. Sì, interessante”.
N: “ Che hai fatto, non ti convince più? Mi pareva ti fosse piaciuto un sacco, che volessi cercare di rimanere affamata e folle”
G: “Hmmm, c’ho pensato. Sai, intanto la parte più bella del discorso è un’altra, ne avevamo parlato. Anzi, sono altre: unisci i puntini, il rapporto con la morte, la passione.”
N: “E’ vero, in questi giorni è stato riportato più volte lo slogan finale ma i contenuti sono altri”.
G: “E io non sono neppure così d’accordo su come lo vedo interpretato.”
N: “Cioè?”
G: “Io credo che sia importante che ognuno di noi voglia cercare di cambiare il mondo, anzi, di migliorarlo. Credo che dovrebbe essere un obiettivo per ogni individuo, credo che debba essere un assioma fondante di ogni società. Credo che se si vuole cambiare il mondo serva molto essere affamati e essere folli. Affamati perché bisogna nutrirsi del mondo, capirlo, cogliere ogni sapore e gusto, con curiosità e attenzione; Bisogna essere folli per immaginare il mondo cambiato per poterlo ottenere. Serve follia per vedere quello che non c’è.”
N: “Ok, chiaro, credo che in qualche modo sia coerente con il pensiero che voleva trasmettere”.
G: “Bene, però ne manca un pezzo, se vuoi cambiare il mondo ne manca un pezzo importante”.
N: “Dimmi…”
G: “Mettiamo che, in qualche modo, Jobs abbia cambiato il mondo”.
N: “Diciamo di sì, ha portato molte novità e un modo nuovo di intendere il business, con un focus diverso da quello cui eravamo abituati. Non mi spingerei oltre ma già questo può essere uno spunto.”
G: “Per cambiarlo sono servite due cose: essere affamati e folli per vedere cosa si poteva ottenere ed un’azienda da 45.000 dipendenti per cambiarlo”.
N: “(faccia di chi pensa di aver capito ma non si sbilancia)”.
G: “Sai cosa succede a chi progetta di cambiare il mondo, di solito?”
N: “Cosa?”
G: “Se è molto bravo fa un bel progetto. Sai cosa succede a chi vuol cambiare il mondo?”
N: “No….”
G: “E’ affamato, è folle ed è estremamente operativo, quotidiano. Questo manca come conclusione, manca il fatto che non basta essere affamati e folli. Come messaggio è perfetto se hai un’azienda da 45.000 dipendenti che è pronta ad essere operativa, ma per ognuno di noi non basta. Vedi babbo, se tu sei affamato e folle rischi di essere il babbo più affascinante fra quelli che vengono all’asilo, ma se oltre a questo la mattina ti svegli e provi a cambiare veramente qualcosa allora sei l’uomo più affasciante del mondo ai miei occhi e mi avrai fatto vedere come fare a vivere a pieno ogni mia risorsa”.
Dice questo e sviene fra le mie braccia, stanca come solo alle quattro passate si può essere. La cullo altri dieci minuti, voglio tenermi vicino un altro po’ questa piccola forza.
G: “Oh, babbo, ma è morto Steve Jobs e non mi dici niente?”
N: “Non volevo darti un dispiacere, ricordo che il suo discorso ti era piaciuto e ti aveva ispirato.”
G: “Ah, è vero, siate affamanti e siate folli, ricordo che me l’hai fatto ascoltare e leggere. Sì, interessante”.
N: “ Che hai fatto, non ti convince più? Mi pareva ti fosse piaciuto un sacco, che volessi cercare di rimanere affamata e folle”
G: “Hmmm, c’ho pensato. Sai, intanto la parte più bella del discorso è un’altra, ne avevamo parlato. Anzi, sono altre: unisci i puntini, il rapporto con la morte, la passione.”
N: “E’ vero, in questi giorni è stato riportato più volte lo slogan finale ma i contenuti sono altri”.
G: “E io non sono neppure così d’accordo su come lo vedo interpretato.”
N: “Cioè?”
G: “Io credo che sia importante che ognuno di noi voglia cercare di cambiare il mondo, anzi, di migliorarlo. Credo che dovrebbe essere un obiettivo per ogni individuo, credo che debba essere un assioma fondante di ogni società. Credo che se si vuole cambiare il mondo serva molto essere affamati e essere folli. Affamati perché bisogna nutrirsi del mondo, capirlo, cogliere ogni sapore e gusto, con curiosità e attenzione; Bisogna essere folli per immaginare il mondo cambiato per poterlo ottenere. Serve follia per vedere quello che non c’è.”
N: “Ok, chiaro, credo che in qualche modo sia coerente con il pensiero che voleva trasmettere”.
G: “Bene, però ne manca un pezzo, se vuoi cambiare il mondo ne manca un pezzo importante”.
N: “Dimmi…”
G: “Mettiamo che, in qualche modo, Jobs abbia cambiato il mondo”.
N: “Diciamo di sì, ha portato molte novità e un modo nuovo di intendere il business, con un focus diverso da quello cui eravamo abituati. Non mi spingerei oltre ma già questo può essere uno spunto.”
G: “Per cambiarlo sono servite due cose: essere affamati e folli per vedere cosa si poteva ottenere ed un’azienda da 45.000 dipendenti per cambiarlo”.
N: “(faccia di chi pensa di aver capito ma non si sbilancia)”.
G: “Sai cosa succede a chi progetta di cambiare il mondo, di solito?”
N: “Cosa?”
G: “Se è molto bravo fa un bel progetto. Sai cosa succede a chi vuol cambiare il mondo?”
N: “No….”
G: “E’ affamato, è folle ed è estremamente operativo, quotidiano. Questo manca come conclusione, manca il fatto che non basta essere affamati e folli. Come messaggio è perfetto se hai un’azienda da 45.000 dipendenti che è pronta ad essere operativa, ma per ognuno di noi non basta. Vedi babbo, se tu sei affamato e folle rischi di essere il babbo più affascinante fra quelli che vengono all’asilo, ma se oltre a questo la mattina ti svegli e provi a cambiare veramente qualcosa allora sei l’uomo più affasciante del mondo ai miei occhi e mi avrai fatto vedere come fare a vivere a pieno ogni mia risorsa”.
Dice questo e sviene fra le mie braccia, stanca come solo alle quattro passate si può essere. La cullo altri dieci minuti, voglio tenermi vicino un altro po’ questa piccola forza.
ognuno di noi ha dentro di sé la forza necessaria per cambiare il mondo. Perché il mondo non si cambia con i gesti eclatanti, ma con i piccoli gesti quotidiani, che fanno la differenza. Il mare è composto da milioni di gocce d'acqua, infatti...
RispondiElimina@turista, grazie per il solito contributo di sensibilità.
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