Ho deciso di studiare un po' il personaggio Adriano Olivetti.
Sono curioso di capire come un imprenditore scomparso 50 anni fa (1960) possa essere ancora così un riferimento nelle aule di gestione aziendale e, in particolar modo, di gestione risorse umane.
La sua vision potrebbe essere riassunta in "sperimentare su come si possano armonizzare lo sviluppo industriale con la affermazione dei diritti umani e con la democrazia partecipativa, dentro e fuori la fabbrica".
Da una prima lettura superficiale emerge il profilo di un uomo fortemente influenzato dal fordismo ma con la grande capacità di capire come Italia e Stati Uniti non siano la stessa cosa.
Il suo wellfare all'interno dell'azienda raggiunge livelli di assitenzialismo, ciò che lui pensava dovesse essere un servizio per i suoi dipendenti è utopia a 50 anni dalla morte.
Bah, lasciando ad altri momenti l'analisi di questi aspetti voglio riportare la prima cosa che emerge forte nella sua biografia.
Il coraggio.
Adriano Olivetti era un uomo fisicamente poco marziale, faticoso, spesso con l'aria assente di chi è avvolto da pensieri complicati.
Però aveva un coraggio incredibile. Un coraggio di pensiero e di azione.
Partecipò ad azioni politiche molto forti, esponendosi a rischi superiori a quelli che noi saremmo disposti a correre oggi. Ho in mente la liberazione di Filippo Turati.
Molti di noi, oggi che viviamo in uno stato in cui il concetto di lbertà è sicuramente più forte e definito, non ci esporremmo mai a quello che ha fatto lui.
Quello che mi colpisce e che vorrei ricordarmi nella mia quotidiniatà è che c'è sicuramente un coraggio intellettuale che è lodevole e deve essere un volore importante. C'è però, nelle persone come Olivetti, un coraggio operativo che li rende unici, c'è l'ardire di provare a concretizzare il proprio pensiero, la fiducia nel proprio progetto. Olivetti aveva la forza di essere un pensatore libero e geniale e il grande coraggio di non limitarsi a pensare ad avere idee.
Quante volte ci gratifichiamo per il livello del nostro pensiero, compiacendoci delle soluzioni che abbiamo pensato, studiato, trovato.
Quante volte abbiamo il coraggio di mettere in pratica le nostre idee, pronti a confrontarci col fallimento forti solo della convinzione di avere ragione.
Beh, Olivetti lo faceva. E' andato a fare la prima acquisizione d'azienda negli stati uniti, molto prima che Marchionne e Fiat facessero lo stesso con Chrysler.
Aveva coraggio, non era sconsiderato. Aveva fiducia in quello che pensava, fiducia nella bontà dei suoi valori. Infatti, probabilmente, per poter essere così determinato non è sufficiente essere certi delle proprie idee, bisogna sapere che queste idee poggiano su valori che sono vincenti, che sono dati dalla nostra cultura, dalla nostra educazione, dalla nostra società e, per alcuni, dalla nostra fede. Beh, credo che farsi guidare dai propri valori sia il modo migliore per avere idee che siamo sicuri di poter concretizzare.
Chissà, forse ha ragione Google quando cerca nei candidati una condivisione dei valori e dello spirito dell'azienda oltre che una capacità tecnica.
Un gruppo di persone che condivide volori importanti avrà sempre una basa d'accordo su cui lavorare.
Cosekeso?
Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.
Se leggerai qualcosa "buona lettura", se non leggerai nulla "buona giornata"
ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili
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