Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

Se leggerai qualcosa "buona lettura", se non leggerai nulla "buona giornata"

ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili

mercoledì 16 gennaio 2013

Gestire l'ambiente e non i figli...funziona?

Lavorando all'interno di un supermercato ho l'occasione di vedere diverse tipologie di mamme e babbi alle prese con lo stesso contesto.
Fra l'altro noi abbiamo anche dei mini-carrelli da far usare proprio ai più piccoli. L'ambiente è lo stesso per tutti, scaffali, altri avventori, prodotti che si possono rompere, cose che si possono rovesciare e comunque scaffali dietro i quali i bambini possono nascondersi.
Le preoccupazioni dei genitori sono mediamente le stesse: tenere sempre in vista i piccoli, fare attenzione che non si facciano male, fare attenzione che non distruggano nulla.
Nonostante questa coincidenza di fattori i comportamenti sono diversissimi, alcuni vincenti, altri perdenti. Ci sono genitori per cui la spesa è fonte di stress, altri che per non stressarsi mettono il piccolo sul carrello grande perchè “non vada in giro”, rendendo il momento della spesa una rottura di scatole, alcuni scendono a compromessi tipo “fai il bravo e puoi mangiare il grissino”, alcuni vanno di corsa col bimbo in braccio, alcuni hanno più di un figlio e urlano alternativamente all'uno o all'altro di badare il fratello/sorella, insomma mille risposte alla stessa gestione.
Fra i diversi clienti con figli c'è un babbo che viene sempre col suo piccolo che è spettacolare e che mi ha fatto capire qual è la chiave di lettura giusta.
Il piccolo ha pochi anni, stimo fra i due e mezzo e i tre. Ogni tanto è in braccio al babbo, ogni tanto gira col carrello, ogni tanto è dentro il carrello. Non c'è una modalità fissa. Ogni tanto il piccolo gli si addormenta in braccio, tenerissimo.
Il piccolo è un gioiello, sempre pacato, sempre sorridente, gira per il negozio senza mai allontanarsi dal genitore, lo coinvolge con domande e richieste. Interagiscono. I due vengono spesso verso sera, quando c'è meno confusione. Mai una storia, anche quando è stanco, sempre a modo.
Però non è uno stordito, mi spiego: quando il bimbo è sveglio è curioso, chiede, interagisce, risponde, aiuta.
Guardando questi due uomini, il piccolo e il grande, ho avuto l'illuminazione.
Il babbo ha capito che non ha senso gestire il figlio, deve gestire l'ambiente. Il piccolo è probabilmente buono e tranquillo di suo però il padre si muove in negozio cercando di non forzare il piccolo ma di “forzare” l'ambiente. Non prende sempre il braccio il piccolo o non lo mette sempre nel carrello, ma sceglie in base allo stato del figlio. Non gestisce il piccolo obbligandolo in un modo o in un altro, sceglie le opzioni dell'ambiente in base al momento. In alcuni reparti passa spedito, in altri sa di doversi fermare perchè al piccolo piace fermarsi, come al banco dei formaggi e della gastronomia. In alcuni reparti lo coinvolge direttamente. Alla cassa il piccolo è spesso protagonista, perchè si vede nel video della sorveglianza, perchè il padre gli parla, perchè fa domande.
Io non so se questo babbo adotti una tattica o semplicemente abbia così voglia di vivere quel momento con il suo cucciolo che si approccia naturalmente nel modo migliore. Però funziona. E non è neppure faticoso, non ci sono inseguimenti in negozio, urla, stress, corse, c'è il giusto tempo. Ed è quello del piccolino.
Partendo da lui ed osservando gli altri genitori mi son reso conto che gestire l'ambiente è l'elemento che caratterizza tutti gli approcci vincenti, quelli che non prevedono urla, non prevedono stress, non prevedono corse. Chi invece parte pensando a gestire il figlio spesso si ritrova ad inseguire il piccolo, magari dimenticandosi quello che deve prendere e vive un'esperienza stressanti in quei minuti che passa nel supermercato.
Penso che possa funzionare ovunque, penso che rispettare l'individualità dei nostri figli gestendo l'ambiente e non forzando loro possa essere un buon approccio. Attenzione, gestire l'ambiente non vuol dire eliminare gli ostacoli dell'ambiente, certe cose non si possono eliminare. Però un conto è assicurarsi che vostro figlio usi bene l'altalena, controllando che sia integra e sperare non si faccia male, un conto è impedirgli di usarla o urlargli “STAI ATTENTO CHE TI FAI MALE” mentre la usa.

sabato 12 gennaio 2013

Cosa vuol dire avere 35 anni.

Cosa vuol dire avere 35 anni.
Beh, intanto essere entrato nella seconda metà dei 30, la prima seconda metà non figa. La seconda metà dei dieci e la seconda metà dei venti mi sembravano molto più interessanti.
Anzitutto avere 35 anni significa ricordarsi della prima serata in TV che iniziava alle 20,30...poi alle 20,40....poi alle 20,45.... poi alle 21,00 e adesso in un orario indefinito fra le 21,00 e le 21,20.
Tutto iniziò con Striscia la Notizia, mi pare.
Avere 35 anni significa fare comunque sempre i conti in lire, diciamo che vuol dire essere fra i più giovani che fanno i conti in lire.
Significa che se foste i vostri genitori sareste adulti mentre noi saremo sempre ragazzini. Non importa in quanti fusi orari hai vissuto, quanti lavori hai fatto, quanti figli hai, quante difficoltà hai passato, quanti traguardi hai raggiunto, quante risse hai sedato, quanta droga hai visto, quante volte hai rischiato la vita (sul serio, non facendo l'idiota in macchina), quanti mutui hai acceso. Sarai sempre un ragazzo della generazione che “son sempre ragazzi”.
Avere 35 anni significa che un breve periodo della tua vita sei andato in motorino senza casco ed era anche legale. Significa aver fatto un esame di maturità che non tornerà più, aver fatto l'università con esami e tesi e non dover parlare di minilaurea o laurea magistrale. Significa aver scelto se fare o no il servizio militare e poi non averlo dovuto più fare.
Avere 35 anni significa probabilmente che i tuoi figli andranno a scuola da educatori che figli non ne hanno, perchè non ne vogliono (e questa è una scelta) o perchè non si sentono sicuri e questo è un problema, non solo per loro.
Avere 35 anni significa stupirti del fatto che i cartoni animati di oggi hanno un fine didattico mentre Holly e Benji erano solo un cartone animato e Pippi Calzelunghe quanto di meno educativo possa essere messo in onda.
Avere 35 anni significa che hai ancora l'età e il fisico per fare una cazzata ma poi verrai guardato come un idiota....e ci sta.
Significa che niente sarà mai come i Goonies, Labyrinth, Explorer, La Storia Fantastica o La Sotria Infinita. Significa che, anche se fai il figo intellettuale impegnato, la tua vita è piena di riferimenti a Rocky, Top Gun o Rambo, non ci son cazzi.
Avere 35 anni significa che fra sei mesi saran 16 anni che mi son diplomato e che quindi son più vicine ad iniziare la scuola superiore Gaia e Bianca di quanto io sia vicino alla fine.
Avere 35 anni significa che gli unici che si rendono conto che non sei più giovane sono gli assicuratori, che cominciano a parlarti di assicurazione vita e di “mettere qualcosa da parte per dopo”.
Avere 35 anni significa che abbiamo visto morire le pensioni, che abbiamo cambiato obiettivo: speriamo ci vadano i nostri genitori (e suoceri) e sappiamo che noi non ci andremo mai.
Avere 35 anni significa aver battuto Cristo....beh, anche i 34.
Avere 35 anni non so come sia, li compio oggi.
Tanti auguri a me.