Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

Se leggerai qualcosa "buona lettura", se non leggerai nulla "buona giornata"

ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili

mercoledì 29 agosto 2012

Lasciala cadere.

Da quando la piccola e la piccolissima hanno fatto la loro comparsa le mie serate si sono diversificate rispetto ad un tempo. Una volta che si sono addormentate io in genere mi piazzo da qualche parte e leggo/scrivo/ascolto/mangio/pulisco(me stesso)/aggiusto/hobbo (voce del verbo Hobbare, ovvero praticare Hobbies). Spesso tengo la TV accesa ed ho imparato ad ascoltare i film. Ne guardo 5 minuti, giusto per associare le voci alle facce e poi ascolto quello che succede, tipo “radionovela”.
L'altro giorno stavo scrivendo ed ascoltavo un film quando la voce narrante, che poi era la protagonista ma si capiva bene quando era voce narrante e quando protagonista che parlava, ha detto che il trucco per i giocolieri non è nella presa ma nel lancio. Il mio apprezzamento per questa frase è direttamente proporzionato al disgusto per il film che per lo più è osceno.
Però questa cosa del giocoliere mi è rimasta in testa.
Manco fossi Mentana ai bei tempi del TG5 mi collego con un fatto accaduto al parco giochi con Gaia l'altra sera.
Lei era intenta ad arrampicarsi su delle scale, per accedere ad un castello che poi sfociava in uno scivolo. Bene, una volta su questo castello stava per avventurarsi in una manovra mediamente pericolosa (ai miei occhi quasi mortale) e con un guizzo che ignoravo il mio fisico fosse in grado di produrre gliel'ho impedito fra gli sguardi compiaciuti delle mamme presenti che in un attimo, vedendo in me la figura del padre che protegge le sue creature, hanno cominciato ad aggiustarsi i capelli, mostrare il decoltè, inumidirsi le labbra e lanciare nella mia direzione sorrisi e reggiseni. Ok, la parte delle madri non è vera però è vero che il mio gesto atto ad impedire la caduta di Gaia sia stato apprezzato dagli astanti.
Mentre sorridevo con Gaia ancora in braccio verso il pubblico sento il suo sguardo su di me.
Giro la testa verso di lei ed era nera. La appoggio con disinvoltura e lei risale sulle scale con il famoso “culo dritto”.
Da dietro di me sento una vocina che mi dice “Eh falla provare, mica si ammazza”.
E' Bianca che da dentro il passeggino, con sei parole, mi insegna a fare il padre.
Piccola parentesi: per chi dice che non esiste il manuale del perfetto genitore...vi sbagliate, i vostri figli sono il vostro manuale.
Da qui la riflessione, il collegamento con il giocoliere. Sono un padre che definirei "apprensivo andante", sono protettivo. Mi rendo conto che quando siamo in parco giochi sono il genitore più vicino alle sue figlie. Fino all'altro giorno mi dicevo che era perchè Gaia è una scavezzacollo che si crede una bimba di 5 anni ma ha i riflessi di una di poco meno di due (NdR volutamente scrivo i numeri ogni tanto in cifre e ogni tanto come sostantivi, mi piace ostentare incoerenza lessicale, strutturale e grammaticale.). Invece è perchè sono esagerato. Mi sono quindi riproposto una cosa, un equilibrio, un numero di giocoleria: ci sono esperienze che Gaia dovrà capire che non può fare, tipo lanciarsi senza paracadute da un ponte; ci sono esperienze che Gaia dovrà fare con il mio supporto (e qui non trovo esempio....ci sarà un motivo????); ma ci sono tante esperienze che lei dovrà capire che non si fanno solo facendole. Non posso impedirle di cadere dall'altalena e sperare che lei capisca che può essere pericolosa, non adesso che ha venti2 mesi. Se la porto via da un gioco per impedirle che si faccia male lei non capirà il perchè, è troppo piccola. Non sempre è possibile farle capire che una cosa è pericolosa e credo che un divieto senza motivo sia peggio che una piccola caduta esperienziale.
Cazzo che frase che mi è uscita....un divieto senza motivo sia peggio che una piccola caduta esperienziale...ma chi sono!?!?!?!?

Quindi devo trovare il giusto equilibrio e capire quando devo prevenire, quando devo assistere e quando devo semplicemente alleviare una piccola botta. Non è facile, per me non esistono piccole botte sulle mie bimbe ma solo grandi dolori. Ma dovrò impegnarmi.
Foto di me stesso che faccio il giocoliere coi limoni

giovedì 23 agosto 2012

Perchè Giulia ha capito tutto dell'essere mamma

Mi rendo conto che i miei post una volta avevano un contenuto di altro genere ma anche io mi modifico e non ho mai detto che qui avrei scritto solo di sviluppo manageriale o di organizzazione aziendale. Adesso sono catturato dalla crescita delle mie bimbe e di questo scrivo.

Ok, non saremo mai come la mamme. Loro fanno quella cosa di crescerli nove mesi, hanno quel rapporto che noi non possiamo capire. E l'allattamento non c'entra una fava, è una questione di ruoli.
Questo però non toglie il fatto che qualcosa si possa imparare. Io ho da tempo abbandonato ogni forma di competitività con mia moglie per manifesta superiorità sul campo (sua) e quindi posso studiarla e copiarla senza sentirmi in alcun modo svilito. Non amo perdere e quindi non mi ci metto neppure.
Bene, ieri sera mentre osservato mia moglie con la bimba “grande” ho scoperto una roba illuminante. Ora, prima di rivelarla a tutti voi vi devo avvisare che, come la maggior parte delle cose illuminanti, è molto banale.
Descrizione della scena.
Gaia intenta a recepire stimoli esterni, un libricino aperto, i Barbapapà in TV, un gioco in mano, sveglia iperattiva. Grande voglia di interazioni, si muove molto, si agita, attira la nostra attenzione anzi, più precisamente, si accerta di avere la nostra attenzione. Io sulla sedia con lo stesso sguardo di Alberto Angela quando si ritrova nei pressi di un reperto, Giulia con tutta al concentrazione verso Gaia: spalle rivolte verso di lei, sorriso, posizione abbassata sulla sedia, apertura di spalle e busto.
A quel punto Gaia pronuncia tre suoni poco comprensibili. Gaia parla abbastanza chiaramente, ha i suoi tormentoni ma comincia ad articolare veri e propri pensieri. Ieri ha però detto tre cose, nell'arco di dieci minuti, per me nuove e non comprensibili. Erano: balena ed elica, rivolte a due scene dei Barbapapà e pesca, rivolto a quello che c'era sulla tavola.
Ah, dimenticavo, eravamo dai miei genitori. Tutti siamo rimasti sconcertati, è brutto quando un bimbo ti guarda, parla e tu non capisci. Vorresti incoraggiarlo ma se ti pare una lingua elfica fai fatica. Giulia ha immediatamente interpretato quei suoni correttamente, ricevendo anche una conferma da Gaia.
Ecco la lezione che ho appreso ieri, ecco perchè Giulia è una madre incredibile.
Anche lei si bsgalierà, si incazzerà, perderà la pazienza ma lei ha capito la regola del gioco. Un conto è sbagliare, un conto è non capire.
A lei è chiara in testa, irremovibile e inconfutabile, una assoluta verità nel rapporto fra adulti e bambini: siamo noi che dobbiamo capire loro, non loro che devono farsi capire da noi.
Ognuno di noi ha la responsabilità di quello che dice, del fatto che deve preoccuparsi di quello che gli altri capiscono. Ma questo presuppone che ci siano eguali capacità. Chi si lamenta perchè uno straniero che mastica poco italiano si fa capire male? In genere lo si aiuta e incoraggia per ogni mezza parola pronunciata correttamente.
Coi bambini è uguale. Attenzione, non mi riferisco a quando loro cercano di parlare, in questo caso è facile, per lo più. Io mi riferisco a quando siamo noi che gli parliamo, che cerchiamo di educarli, di crescerli, di farli famigliarizzare con le regole che abbiamo deciso essere importanti. In tutti questi casi dobbiamo usare il loro linguaggio ed adattarci a loro, non lamentarci perchè non ci capiscono. I bimbi ci capiscono più di quello che crediamo, solo che noi non sempre stiamo dicendo quello che crediamo, spesso comunichiamo cose che non ci accorgiamo semplicemente perchè ci chiediamo se loro ci capiscono mentre siamo noi che dobbiamo sforzarci di capire loro.

lunedì 20 agosto 2012

Altro post pseudo educativo. Forza babbi che siam forti.

Ecco un altro post dalla serie "cazzo se è babbo questo posso farcela pure io".
Cari neo babbi, unitevi a me in un abbraccio virtuale e ripetete "non saremo mai delle madri ma cazzo siam bravi lo stesso".
Scrivo questo post dopo un pomeriggio al parco con mia figlia Gaia immersa nei giochi e Bianca immersa nei suoi pensieri da passeggino.
Volevo solo dirvi: non tutto quello che vostra figlia fa di sbagliato è realmente sbagliato e non tutto quello che fa di sbagliato è colpa vostra.
Perchè questo?
Ieri seguendo Gaia ci son state almeno cinque o sei occasioni in cui mi son detto "ah cazzo e se cadeva?", "no, perchè l'ho fatta arrampicare, se poi prende il vizio?", "guarda come suda, dovrei dirle di non scalmanarsi".
Insomma, se state a guardare i dettagli impazzite. Per ogni gioco di vostra figlia, per ogni suo movimento, per ogni pensiero, per ogni volta che non mangia, che non dorme, che non rutta, che si lamenta, che cade, che non cade, che mangia male, che non mangia le verdure, che ruba i giochi ad un amichetto, che spinge, che morde, che urla, che graffia, che salta, che non reagisce, che parla, che non  parla, che non beve, che si sporca, che sporca il mondo attorno a lei, che sporca il vestito appena messo, che butta il cappellino che la protegge dal sole, che non la fa nel vasino, che la fa nel vasino e poi ci gioca, per ogni capirccio per un gioco, per ogni capriccio per il ciuccio, per ogni merenda sbagliata, per ognuna di queste cose voi avrete sbagliato.
Sappiatelo, vostra figlia farà quello che voi fate. Attenzione perchè adesso arriva il punto focale. I vostri figli vi imitano. Solita pausa per farlo sedimentate....I VOSTRI FIGLI VI GUARDANO, SEMPRE, E POI VI IMITANO.
Bene, non pensateci, non perdetevi dietro ad ogni cosa sbagliata che farete per lei e con lei, non fatevi venire l'ansia per questa cosa, non è una condanna, è un'arma. Pensate solo ad essere positivi, ad essere felici per ogni successo, per ogni cosa che le avrete insegnato, per ogni volta che farà qualcosa che ha visto fare a voi e vi riempirà di gioia.
Non perdete tempo dietro a quello che sta facendo di sbagliato e che ha visto fare a voi, pensate ad essere un esempio positivo per lei, pensate a dare esempi positivi, se qualcosa non vi piace non correggetela, date solo un esempio positivo da seguire.
Siate un esempio costante e positivo. Se vi seguirà in un comportamto sbagliato non correggete lei, non dite "qeusto lo fanno i grandi", semplicemente correggete il vostro comportamento, fatele vedere qualcosa di positivo, fatele vedere della felicità e lei sarà felice.

Di seguito un video che rende l'idea e che ispira il mio essere genitore.


domenica 19 agosto 2012

Miglioramento personale. Un espediente x non essere polemico

Dai tempi del liceo Ferragosto segna l'inizio della fine dell'estate e il momento per i primi bilanci. Quanti compiti non ho fatto, quanti libri non ho letto, quante ragazze non ho conquistato ecc ecc.
Questa cosa mi dev'essere rimasta perché i giorni successivi al 15 comincio a fare bilanci e buoni propositi, una sorta di controllo di gestione in previsione dell'ultimo strappo fino alla fine dell'anno, per capire cosa mi riuscirà e cosa no.
Quindi sono all'ennesimo capitolo sul programma di miglioramento continuo.
Uno degli aspetti che più mi caratterizza ma che meno mi piace di me stesso è la mia natura polemica. Sono molto polemico, o almeno lo sono spesso, e ogni tanto ho anche lievi sfumature di arroganza.
Mi viene bene, non è un aspetto coltivato.
Negli anni, per rendermi meno sgradevole, ho trovato il modo per esserlo in modo quanto meno costruttivo.
Ho deciso che non basta, che devo smettere, almeno ridurre.
Ho cercato sulla cara Wikipedia il significato di polemica e ho trovato "attinente alla guerra".
Parentesi: adoro approfondire l'etimologia e il significato delle parole, forse dovrei studiare greco.
Tornando a noi, ho pensato che nascondere un atteggiamento fastidioso per gli altri dietro ad un ossimoro sia sbagliato. Polemica costruttiva è un ossimoro, qualcosa di attinente alla guerra non può essere costruttivo.
Bene, per essere polemici bisogna cercar di muoversi sempre con grande attenzione, grande cura. Quando si attacca una persona bisogna essere in grado di parare i primi colpi difensivi, prima di poter affondare il colpo. A quel punto, quando la difesa diventa più forte la si pone ad un piano eccessivo ridimensionando il proprio attacco dietro alla finalità costruttiva. Si stuzzica la persona, si scatena una reazione stando attenti a non offrire nessun fianco e infine, quando la reazione è sufficientemente calda, si ridimensiona l'attacco dietro scopi di miglioramento sociale e planetario, lasciando l'individuo incazzato e senza possibilità di dar sfogo, mettendolo anche nella posizione di chi ha esagerato a reagire.
Bene, tutto questo cade se si considera l'ossimoro (ok, volevo usarlo almeno due volte) polemica costruttiva. Non esiste. A questo punto si espone un fianco del polemico che rimane solo una persona per lo più stronza e senza via di fuga.
Ecco, essere stronzo non è che mi piaccia. Potrebbe essere lo stimolo giusto, vi saprò dire.

sabato 4 agosto 2012

Differenza fra un vincente e un campione, post olimpico


Dai, potevo non scrivere un posto olimpico?
Intanto, atleta olimpico è colui che partecipa, atleta olimpionico è colui che vince. Così, per fare un po' di cultura e far vedere che so le cose son bravo a usare wikipedia.
Bene, guardando le olimpiadi si entra in contatto con la vita di tante persone, chi ci racconta l'evento, quando è bravo, ci fa conoscere anche chi sta per compierlo, la sua storia, le sue difficoltà.
Per alcuni di loro si tratta del coronamento di anni di lavoro, spesso all'ombra, con fatica, mezzi risicati. Ci sono un sacco di sportivi che vivono sotto i riflettori, come star, ma ce ne sono altrettanti che non lo fanno, semplicemente perchè madre natura li ha dotati di talento e passione per uno di quelli che si chiamano sport minori (chi inventa un altro modo di dire? Altrimenti comincio a chiamare il calcio “sport inferiore”).
Mi son fatto una bella scorpacciata di olimpiadi e di storie di atleti e ho scoperto una cosa.
Ho scoperto la differenza fra il campione e il vincente.
Il vincente è colui che ha il grandissimo dono di riuscire a portare il proprio livello di energia al massimo quando conta e quindi vince. Ci sono stati tanti atleti che nella loro vita hanno vinto solo tre gare e hanno portato a casa tre ori e altri che hanno vinto cento gare e neppure un bronzo.
I campioni invece li ho scoperti con questa olimpiade.
I campioni sono quei ragazzi che vincono da tempo competizioni di diverso tipo, europei, mondiali e arrivano alle olimpiadi per la consacrazione. Hanno tutto da perdere.
Si dice spesso che un atleta che non ha nulla da vincere è in grado di prodursi in performance incredibili proprio perché non ha nulla da perdere.
Ecco, in queste prima settimane ho scoperto che il campione, quello vero, è quello che non devi incontrare perché ha tutto da perdere e quando ha tutto da perdere porta la sua performance ad un livello superiore.
Volete degli esempi: Jessica Rossi oggi, Daniele Molmenti ma anche Valentina Vezzali.
Valentina è stata la nostra portabandiera, ha perso la semifinale contro la compagna di squadra ed entrata nella finale per il bronzo. La finale del bronzo, sportivamente parlando, è una carognata.
Bene, avete visto la gara per il bronzo. Vale aveva tutto da perdere, anni di dominio, era stata portabandiera, già vedevo i titoli “crolla un'altra grande donna ma il fioretto Italiano è salvo”. Io non riesco a immaginarmi una situazione in cui un'atleta di 38 anni ha più da perdere. Forse la situazione peggiore sarebbe stata con le olimpiadi a Jesi, per dire.
Torniamo a noi, avete visto quella cazzo di finale? Bene, dopo poco dall'inizio io fossi stata la Coreana avrei preferito mi avessero scatenato contro 5 tigri affamate e mi avessero cosparso il corpetto di sangue.
La campionessa, quella vera, con le spalle al muro e tutto da perdere era imbattibile. Quella finale se la disputano 100 volte lei la vince 101.
Ecco cosa ho imparato dalle olimpiadi, quando hai tutto da perdere hai l'occasione di alzare il tuo livello vitale dove non pensavi e salvare tutto quello che hai da perdere, in ogni caso. Chi non ah nulla da perdere non ha nulla per cui combattere, nulla più.
Da Londra (magari) per ora è tutto.

venerdì 3 agosto 2012

Gioe da babbo primi mesi, diciamo primi 18 mesi.


Carissimi babbi e futuri babbi che vi abbeverate alla fonte della mia esperienza come pellegrini dispersi del deserto suggono umidità da ogni arbusto ecco un'altra perla della rubrica: “Per fortuna che le mie figlie sono veloci ad imparare a fare le figlie perchè io ad imparare a fare il babbo ci metto del tempo” (è aperta la selezione di un titolista per le rubriche).
Ci sono alcuni falsi miti circa le prime tappe di sviluppo dei figli e vorrei mettervi in guardia in modo che vi possiate concentrare sulle cose veramente importanti.
Uno di questi è la prima parola. La prima parola di un bimbo non esiste, esiste invece l'interpretazione faziosa ed esagerata delle mamme di ogni suono che fuoriesce dalla bocca della piccola. Arriva un certo punto dello sviluppo delle piccine in cui tutti sentono emettere parole distinte. Sono versi, strani incastri sillabici, non esiste nessuna prima parola.
Stessa cosa per i primi passi. Sono un falso mito. Non c'è un giorno in cui vostra figlia comincia a camminare, semplicemente c'è una progressione di appigli, equilibri statici, equilibri dinamici, inerzia e alla fine passi messi in fila.
Quindi non perdete tempo aspettando questi eventi con telecamere sempre sotto carica per registrare l'evento.
Le cose che veramente contano sono altre.
La prima volta che, dopo una poppata, vi mettete la piccola sulla spalla, delicatamente le battete la schiena e lei esplode un boato che fa girare vostra moglie (o compagna, in questo blog accettiamo anche che un bimbo abbia due mamme o due babbi, pensiamo comunque che sia una buona cosa avere attorno gente che ama dei figli) con sguardo disgustato convinta siate stati voi. Questo è un momento epico. Oppure quando siete sul divano, stremati, una mano che culla la sdraietta dove la piccola ha appena trovato un po' di tregua e sentite un rombo che subito vi porta a incrociare lo sguardo degli altri adulti presenti in sala per cercare il colpevole e sentite il sospiro di sollievo della piccina. Vi auguro di cuore che nessuno dei vostri piccini soffra mai di coliche ma, dovesse capitarvi, arriverete ad esultare ad ogni missile del piccolo come fosse un goal di Grosso ai mondiali. Non sottovalutate mai i suoni emessi dai vostri figli. Altro momento mitico è quando assaporate il significato di paradiso. Il vostro piccolo amore prende la sua ultima poppata alle 22,30/23,00, voi lo poggiate e, se siete fortunati, si addormenta. Ecco, arriva un giorno in cui, come per miracolo, realizzando un sogno che da mesi non si concretizzava, la vostra creatura inizia a piangere e voi aprite gli occhi, guardate la sveglia e leggete 6,07. Ecco, in quel preciso momento non esiste persona che amate di più al mondo di quella piccola creatura dormigliona. Poi ci sono le piccole soddisfazioni tipiche del babbo. La mamma si gode i primi mesi con le piccole (July ti ammiro un sacco per come resisti, per come lo fai e per come stai trasformando in splendide donnine le due bimbe. Io non riuscirei in un decimo delle cose che fai tu per loro e con loro. Sei la mamma che tutti dovrebbero avere e la moglie che tutti dovrebbero invidiarmi) il babbo è un po' più distante. Però arrivano due episodi che sono stupendi. Il primo avviene quasi subito, state pronti a godervelo. Vi avvicinate alla culla o alla sdraietta, allungate le mani e quella piccola gioia vi mette a fuoco per la prima volta. E vi riconosce. E vi sorride. Ecco in quel momento non dite nulla a nessuno, non chiamate il vostro compagno/compagna/moglie/unionenonaccettatadallachiesa, tenetevi per voi quel sorriso, siate egoisti. In fin dei conti è voi che ha messo a fuoco. Se state attenti potete sentire il vostro apparato endocrino rilasciare ormoni di felicità.
Il secondo momento è ancora meglio. Ci saranno saluti alla sera quando rientrate, ci saranno parole dolcissime, carezze, tenerezze, però c'è un momento in cui vi sentirete invincibili. State rientrando da una uscita serale e ad un certo punto la vostra creatura si addormenta. Arrivate a casa, slacciate le cinture del seggiolino e la prendete in braccio. Lei apre gli occhi, li apre per un istante, cerca di capire dov'è, poi incrocia il vostro sguardo e voi sentite il suo piccolo corpicino che si rilassa e vi abbraccia. E' il suo modo di dirvi “ok, sono al sicuro”. In quel momento, quando sentite il suo corpo che perde tensione e si rilassa in braccio a voi può succedere di tutto. Quella che segue vi giuro è una storia vera. Avevo parcheggiato un po' distante da casa, era notte e avevo Gaia in braccio che mi stringeva rilassata. Un meteorite delle dimensioni dello stato del Texas mi ha centrato in pieno la testa ma nell'impatto con me si è frantumato, tanto che non ne avete neppure avuto notizia nei giornali. Giuro che è vero, è scritto su internet non può non essere vero.