Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

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ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili

venerdì 3 agosto 2012

Gioe da babbo primi mesi, diciamo primi 18 mesi.


Carissimi babbi e futuri babbi che vi abbeverate alla fonte della mia esperienza come pellegrini dispersi del deserto suggono umidità da ogni arbusto ecco un'altra perla della rubrica: “Per fortuna che le mie figlie sono veloci ad imparare a fare le figlie perchè io ad imparare a fare il babbo ci metto del tempo” (è aperta la selezione di un titolista per le rubriche).
Ci sono alcuni falsi miti circa le prime tappe di sviluppo dei figli e vorrei mettervi in guardia in modo che vi possiate concentrare sulle cose veramente importanti.
Uno di questi è la prima parola. La prima parola di un bimbo non esiste, esiste invece l'interpretazione faziosa ed esagerata delle mamme di ogni suono che fuoriesce dalla bocca della piccola. Arriva un certo punto dello sviluppo delle piccine in cui tutti sentono emettere parole distinte. Sono versi, strani incastri sillabici, non esiste nessuna prima parola.
Stessa cosa per i primi passi. Sono un falso mito. Non c'è un giorno in cui vostra figlia comincia a camminare, semplicemente c'è una progressione di appigli, equilibri statici, equilibri dinamici, inerzia e alla fine passi messi in fila.
Quindi non perdete tempo aspettando questi eventi con telecamere sempre sotto carica per registrare l'evento.
Le cose che veramente contano sono altre.
La prima volta che, dopo una poppata, vi mettete la piccola sulla spalla, delicatamente le battete la schiena e lei esplode un boato che fa girare vostra moglie (o compagna, in questo blog accettiamo anche che un bimbo abbia due mamme o due babbi, pensiamo comunque che sia una buona cosa avere attorno gente che ama dei figli) con sguardo disgustato convinta siate stati voi. Questo è un momento epico. Oppure quando siete sul divano, stremati, una mano che culla la sdraietta dove la piccola ha appena trovato un po' di tregua e sentite un rombo che subito vi porta a incrociare lo sguardo degli altri adulti presenti in sala per cercare il colpevole e sentite il sospiro di sollievo della piccina. Vi auguro di cuore che nessuno dei vostri piccini soffra mai di coliche ma, dovesse capitarvi, arriverete ad esultare ad ogni missile del piccolo come fosse un goal di Grosso ai mondiali. Non sottovalutate mai i suoni emessi dai vostri figli. Altro momento mitico è quando assaporate il significato di paradiso. Il vostro piccolo amore prende la sua ultima poppata alle 22,30/23,00, voi lo poggiate e, se siete fortunati, si addormenta. Ecco, arriva un giorno in cui, come per miracolo, realizzando un sogno che da mesi non si concretizzava, la vostra creatura inizia a piangere e voi aprite gli occhi, guardate la sveglia e leggete 6,07. Ecco, in quel preciso momento non esiste persona che amate di più al mondo di quella piccola creatura dormigliona. Poi ci sono le piccole soddisfazioni tipiche del babbo. La mamma si gode i primi mesi con le piccole (July ti ammiro un sacco per come resisti, per come lo fai e per come stai trasformando in splendide donnine le due bimbe. Io non riuscirei in un decimo delle cose che fai tu per loro e con loro. Sei la mamma che tutti dovrebbero avere e la moglie che tutti dovrebbero invidiarmi) il babbo è un po' più distante. Però arrivano due episodi che sono stupendi. Il primo avviene quasi subito, state pronti a godervelo. Vi avvicinate alla culla o alla sdraietta, allungate le mani e quella piccola gioia vi mette a fuoco per la prima volta. E vi riconosce. E vi sorride. Ecco in quel momento non dite nulla a nessuno, non chiamate il vostro compagno/compagna/moglie/unionenonaccettatadallachiesa, tenetevi per voi quel sorriso, siate egoisti. In fin dei conti è voi che ha messo a fuoco. Se state attenti potete sentire il vostro apparato endocrino rilasciare ormoni di felicità.
Il secondo momento è ancora meglio. Ci saranno saluti alla sera quando rientrate, ci saranno parole dolcissime, carezze, tenerezze, però c'è un momento in cui vi sentirete invincibili. State rientrando da una uscita serale e ad un certo punto la vostra creatura si addormenta. Arrivate a casa, slacciate le cinture del seggiolino e la prendete in braccio. Lei apre gli occhi, li apre per un istante, cerca di capire dov'è, poi incrocia il vostro sguardo e voi sentite il suo piccolo corpicino che si rilassa e vi abbraccia. E' il suo modo di dirvi “ok, sono al sicuro”. In quel momento, quando sentite il suo corpo che perde tensione e si rilassa in braccio a voi può succedere di tutto. Quella che segue vi giuro è una storia vera. Avevo parcheggiato un po' distante da casa, era notte e avevo Gaia in braccio che mi stringeva rilassata. Un meteorite delle dimensioni dello stato del Texas mi ha centrato in pieno la testa ma nell'impatto con me si è frantumato, tanto che non ne avete neppure avuto notizia nei giornali. Giuro che è vero, è scritto su internet non può non essere vero.

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