Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

Se leggerai qualcosa "buona lettura", se non leggerai nulla "buona giornata"

ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili

venerdì 29 giugno 2012

Se avete la fortuna e l'occasione fate una buona azione

Esco dal negozio per andare in un negozio di accessori per auto, la versione 4.0 della mia famiglia richiede un upgrade della capacità di carico della macchina. Serve uno di quei missili da montare sul tetto.
Cammino tranquillo quando da una casa esce una signora anziana che mi dice "mi opuò aiutare, epr favore". Metto su la mia faccia diffidente, io sono di quelli che se deve aiutare una persona a 10.000km di distanza no problem ma se ha bisogno il mio vicino divento diffidente. E' sbagliato, lo so.

La signora mi dice "mi è caduto l'anziano che devo badare ho bisogno di alzarlo ma non ci riesco". OPk, non posso ignorare tutte el richeiste di aiuto di questo mondo. Seguo la signora pensando che in tasca ho 20 euro e che se dietro alla prota ci sono 80 delinquenti che vogliono rapinarmi non fanno molto.
Entro e in soggiorno c'è un signore lunghissimo e magrissimo steso per terra, sguardo nel vuoto. La signora gli dice "Mario, questo signore adesso ti mette sulla poltrona".
Nell'aria il tipico odore di persona avanti con gli anni e con problemi a contenersi.
Però lui è distinto, l'aria assente ma pieno di dignità. Ha un pigiama corto che scopre gambe lunghissime e braccia magrissime. Le guance scavate i capelli bianchi e ben pettinati.
Mi avvicino a lui, alza le braccia per farmi capire come sollevarlo.
La signora intanto si scusa e mi dice che lui è scivolato da un po'.
Lo alzo, non è leggero, è proprio abbandonato completamente. Lo trasporto sulla poltrona. Lo appoggio e gli dico "Mario, tutto bene, stai bene?".
A quel punto lui mi guarda, gli occhi umidi dalla vecchiaia, allunga un braccio e mi sfiora la guancia.

Ecco.
Tutte le volte che abbiamo la fortuna di poter fare qualcosa di buono facciamolo perchè oggi per me è una giornata fantastica.
Grazie Mario, mi hai ragalato tanto.

martedì 19 giugno 2012

Sto invecchiando


Ogni tanto mi chiedo che fine faranno questi post. Cioè, il fatto che io riempia un piccolo spazio virtuale mi garantisce l'immortalità? Ci sarà mai qualche mio discendente che ripulendo una virtual-soffitta o una virtual-cantina ritorverò questo blog e lo leggerà?
Dato che sono ottimista penso proprio di sì, penso che un giorno qualcuno ritroverà il mio blog, qualcuno più anziano gli spiegherà cos'era un blog e lui, portando tutto a scuola dalla sua maestra, ci terrà sopra una di quelle giornate tipo “com'eravamo, un ricordo dai vostri nonni”.
Ok, riempito il mio ego di questi deliri, se adesso siamo nel 2097 e stai leggendo questo post sappi che io sono un “giovane” di 34 anni e questo specifico post è quello in cui sancisco il mio ingresso nella prima vecchiaia.
Oggi ho realizzato che non sono più un giovane. Ho un dato statistico a riprova della cosa. Siamo in Giugno, sono andato all'ospedale per una visita e da inizio anno, tutti i mesi, sono andato all'ospedale almeno una volta. Ovviamente non sempre per me, anzi solo quest'ultima volta il motivo ero io, ci fossi andato sempre per me sarei decrepito, non solo nella prima vecchiaia. Il fatto che ci sia andato per vari membri della mia famiglia significa che stiamo segnando il tempo. Sia chiaro, ci sono andato anche per la nascita di Bianca ma questo è un altro segnale che sto crescendo invecchiando inesorabilmente.
Quindi, caro lettore del futuro che sei affascinato dai racconti di questo tuo avo sappi che sono invecchiato a partire dai 34 anni, fino ad allora sono cresciuto, giorno dopo giorno.

Un abbraccio.
Vecchio ma in piega e in piena.

sabato 9 giugno 2012

Gaia, Bianca e gli allenamenti.


Mattinata e pomeriggio a casa, la febbre della notte mi ha messo KO.
Oggi sto meglio ma devo riguardarmi un attimo, non ho più vent'anni. Dato che mi sento bene decido però di dare un po' d'aria a Giulia e la obbligo ad uscire senza le bimbe. Anche solo un paio d'ore. In fin dei conti stanno dormendo, dormiranno ancora un po', riuscirò a sopravvivere senza troppi problemi.
Passa un'ora e ancora nessuna delle bimbe si sveglia. Un po' mi dispiace, speravo in un pomeriggio di tranquillità ma quando dormono mi mancano un sacco. Decido di smettere completamente i panni del bravo papà e di fare un po' di rumore per svegliarle. Mi avvicino alla cameretta e sento Bianca che mugula e Gaia che la incita. Mi metto nascosto fuori dalla porta e ascolto.
Gaia “Forza che ce la fai, ci sei quasi”
Bianca “Quanto manca, quanto manca”
Mi affaccio e vedo Gaia che è in piedi sul suo lettino e guarda Bianca intenta a cercare di afferrare una delle api colorate che ha appeso sopra la testa. Per quanto siano vicine lo sforzo è considerevole, Bianca è paonazza, occhi stretti sguardo fisso sull'obiettivo, mano sinistra protesa e gambe stese e tinche.
G “Ti manca molto poco, ci sei quasi, non mollare”
B “Ce la faccio, ce la faccio. Quanto manca?”
G “Dai che ci sei pochissimo, in pratica ci sei”.
Sono bellissime, Gaia sembra un allenatore della Boxe, di quelli protesi verso il ring e verso il proprio assistito, di quelli che se potessero entrerebbero per picchiare l'avversario.
B “Non ce la faccio più, me la faccio sotto”
G “Non mollare, meglio farsela sotto che arrendersi, ci sei quasi, ti giuro che ci sei vicina”.
In realtà Bianca non è così vicina, Gaia forse se ne accorge o forse è ingannata dalla prospettiva ma Bianca non è così vicina. Però la incoraggia.
G “Dai piccolina, forza, sei una forza, ci sei quasi”
A stento riesco a rimanere nascosto, vorrei entrare in camera, strappare l'ape dal filo che la sostiene e darla a Bianca mentre le abbraccio entrambe. Tengo duro anche io.
Bianca è in stallo e Gaia se ne rende conto.
G “Piccolina, facciamo così, conto fino a tre e tu fai un ultimo grande sforzo e ti butti, vedrai che ce la fai”
B “Vai, conta”. Bianca è rossa come un pomodoro, credo sia in apnea da due minuti per lo sforzo. Gaia conta “Uno, due e tre”.
A questo punto Bianca si slancia, le sue dita cicciottelle e corte sfiorano l'ape di quel tanto da permetterla di stringerla. Ce l'ha fatta, rimane appesa qualche istante, giusto il tempo di rilassare un po' i muscoli e poi si lascia cadere nel letto soddisfatta.
Sono un padre in estasi, la sorella grande ha appena guidato la piccola in un piccolo trionfo. Trattengo a stento le lacrime ma non l'orgoglio quando sento gaia che riprende.
G “Forza, ci sei quasi, un ultimo piccolo sforzo”.
Ritorno in me e rivedo la stessa identica scena dell'inizio.
Bianca distesa, paonazza, contratta che cerca di afferrare l'ape.
Non capisco ed entro.
N “Ciao piccole, che fate?”
G “Bianca si allena”
N “Che bello, cosa si allena a fare?”
G “A raggiungere un obiettivo alla portata ma non facile”
N “Che brave, ho visto che c'è riuscita, perchè continuate”
B “Ci sono riuscita quattro volte negli ultimi cinque tentativi”
N “Ma allora perchè continui, sei paonazza, grondi sudore e sei affaticata?”
B “Perchè mi dovrei fermare?”
N “Perchè ce l'hai fatta, hai raggiunto il tuo obiettivo”
B “Ma io mi sto allenando adesso” mi dice sbigottita dal fatto che io non capisca
N “E quindi?”, in effetti io non capisco, è riuscita in quello che si era prefissata. E qui interviene la sorella.
G “Perchè non ci si allena fino a quando una cosa riesce, ci si allena fino a quando non si sbaglia più. Non ci accontentiamo di sapere che una volta ce l'abbiamo fatta, noi avremo in pugno i nostri obiettivi”. Lo dice guardando Bianca che, sfruttando il fatto che la sorella parlava, ha nuovamente afferrato l'ape.

domenica 3 giugno 2012

Trucco x il bagnetto

Allora, dato che i miei post si sono svuotati di contenuti di mannagment (volutamente con due N), ho deciso di continuare con la rubrica "cazzo, mi tocca fare il padre sul serio". Gaia, la mia piccola (Bianca è la piccolissima, ndr), è eccezionale. Ha sempre fatto le tre cose importanti: mangia, dorme, riempie con esuberanza il pannolino. È veramente incredibile, io sono incantato. L'unica cosa che non sopporta è fare il bagno. Abbiamo sbagliato noi, non so dove, ma ad un certo punto il bagnetto è diventato una tragedia. Dopo l'ultima straziante performance mi sono andato a letto pensando "Nick, non essere idiota, stai sbagliando.

Se Valentino Rossi non va' con la Ducati il problema è la moto, non lui che ha vinto millemila gare su ogni mezzo. Basta pensare a Gaia, pensiamo ad altro". Quella sera ho deciso di fare alcune modifiche. Il bagnetto si è trasformato da obiettivo a strumento mentre il vero obiettivo sono diventate le emozioni. Mi spiego, inutile continuare a lottare per farle il bagno, non è il bagnetto che è importante nella vita di Gaia, non è di quello che mi devo preoccupare. Quello che è importante è che sia serena. Quindi ho pensato alle cose che fa e che la rendono serena. Ovviamente attinenti al bagno. Ormai le piace cambiarsi assieme a me, giochiamo quando si mette il pigiama la sera e quando si veste alla mattina. Allora ho pensato che avrebbe potuto giocare con me preparandosi al bagno senza problemi. In aggiunta ho pensato che per lei fosse importante non avere angoscia di stare in bagno. Allora Giulia è andata sotto la doccia e abbiamo deciso che avrebbe tenuto Gaia in bagno e che Gaia avrebbe deciso se fare il bagno era un'attività che valeva la pena fare per divertirsi. Nessuno l'avrebbe obbligata, aveva qualche gioco e la compagnia della sua mamma. Gaia è stata in bagno, Giulia cantava, cosa che rasserena e diverte Gaia. L'ha invitata sotto la doccia ma lei non se la sentiva. Eravamo d'accordo che non l'avrebbe forzata ad entrare. Alla fine, con un po' di insistenze, Gaia è andata sotto la doccia con Giulia. Non ha ancora trasformato un momento di strazio e angoscia in un gioco ma stasera è stato un momento quanto meno neutro. Anzi, è stato un momento di coccole mamma figlia. Il passaggio strazio-gioco non può essere in un'unica soluzione, è ovvio, bisogna priam "riqualificare" il luogo bagno e poi arrivare alla piacevolezza. Servono diversi episodi. Perché tutto questo? Per dire che dal momento in cui abbiamo spostato il nostro focus dal fare il bagno al giocare a fare il bagno, al trovare nel momento del bagnetto un'occasione per essere sereni le cose sono migliorate. Non siamo più concentrati sul portare a termine il percorso di igiene personale della piccola, siamo concentrati sul quello che lei prova e cerchiamo di inserire nelle attività che la fanno stare bene anche il bagnetto. Ce la stiamo facendo, se non altro oggi si è lavata, non ha pianto e quando abbiamo finito rideva come solo lei sa fare. Ok, lo so, come genitore sono un cane, dovevo farlo prima. Ma non è banale, per niente. Voglio tenerlo presente sempre, l'ho fatto per la pappa e per la nanna. Non so perché mi era scappato il bagnetto. L'unico obiettivo è che le mie piccole siano serene, il mio compito è trasformare ogni attività in un'occasione per esserlo.