Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

Se leggerai qualcosa "buona lettura", se non leggerai nulla "buona giornata"

ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili

mercoledì 31 agosto 2011

Generosità e il Padrino

Un giorno, e non arrivi mai quel giorno, ti chiederò di ricambiarmi il servizio, fino ad allora consideralo un regalo per le nozze di mia figlia. (Don Vito Corleone)

Questa è una celebre battuta del film “il Padrino” e mi cade a “fagiuolo” per una considerazione rispetto alla generosità. Nel momento in cui Don Vito dice la frase pone fortemente l’accento sull’espressione “e non arrivi mai quel giorno” evidenziando la sua disinteressata generosità (è realmente disinteressata solo nel senso che non vorrebbe doverla richiedere). Ed è così che dovrebbe essere, la generosità è fatta di azioni a senso-unico, non si può rendere conto della propria generosità. Se lo si fa è uno scambio: oggi io ti concedo il mio aiuto/supporto in cambio di qualcosa di analogo quando sarò io ad averne bisogno.
Attenzione, non voglio fare un discorso di morale, aiutare chi è in difficoltà è corretto sia quando si fanno gesti generosi (senza ritorno preventivato) sia quando si concede il proprio aiuto per ottenerne qualcosa, ovvio in quantità commiserata allo sforzo, altrimenti ha un altro nome, direi strozzinaggio, se non ricordo male.
Il mio obiettivo è di fare pulizia sui termini, sono stanco di sentire gente definirsi generosa solo perché “deve avere molti favori in giro”, le persone generose non si sentono in credito. Le persone generose sono quelle che sono soddisfatte dall’aver aiutato qualcuno in un momento di difficoltà.
Altro aspetto, la generosità è qualitativa. Non può essere dispensata a tutti, a meno che non si abbiano fatte scelte di vita estreme. La generosità, proprio perché è privazione (di tempo, di energie, di soldi, di risorse) non può essere troppo diffusa, diffidate da chi spande generosità per il mondo senza mai guardare a quanto fa, solo per “buon cuore”. Ci sono veri e propri professionisti nel disseminare il loro network (quanto fa figo usare il termine network) di favori fatti nella speranza di concentrare tutti i ritorni in un unico momento, magari per essere eletto a qualche carica, chissà. No, in genere i politici lavorano al contrario, prima ottengono il voto e poi si dimenticano le promesse. Ecco, noi tutti in cabina elettorale dovremmo essere meno generosi, non dovremmo dare via con così tanto altruismo il nostro voto disinteressandoci del ritorno.

Ma sto divagando. Il succo è che la generosità è un valore in questa nostra società ma che è corretto chiamare generosità solo un’azione disinteressata, solo se coincide con il privarsi di qualcosa e non è un investimento. In quest’ultimo caso è un’altra cosa, legittima, positiva ma non è generosità.

Se imparassimo a non confondere i termini ci faremmo confondere meno le idee.

domenica 28 agosto 2011

Social network and similar, how to fight. (or not?!)


Here I am for my new english post.
I’d like to talk about internet and social network.
Facebook, Twitter, Linkedin, Instagram, Google+, Flickr and on.
Everyone know what they are.
They are virtual reality. I know that there are a lot of society that try to prevent their employees to use during work time.
They say that this are in virtual world and the work is in the real world.
Just a couple of consideration. In my humble opinion (yes, I usually attend forum….) social network and similar aren’t virtual world. They are fake. Probably if you read about me in FB, or Likd or Twitter you'll find that I look cooler than reality but if you “googloize” me you find me, not a fake me.
The fact is that a lot of people think that is possible to hide their defects. Everyone would like to be a better person but the virtual world (that doesn’t exist) is not a safe world for liars.
Virtual world and real world are just world. If you think you can be better in one of two you’re wrong. Yes, improve Fb profile is easier than improve ourselves, but we have not to be lazy. In fact if you improve just your social profile you put yourself in a jail. There are too much network in the world, no escape for liar.
Another consideration. As I told many society are trying to block access to social network or similar. Other society are trying to take advantage of SN.
I’d like to talk with the first type.
I remember ten or fifteen years ago when internet became something accessible, some societies tried to block access to their employees. Do you know how that turned out? I think that actually in every society there is free access to internet or “focal point” in which you con use internet for personal reason.
You can fight it or you can exploit it, it’s just a choice.

Eccomi qui per il mio nuovo post in inglese.
Mi piacerebbe parlare di internet e social network.
Facebook, Twitter, Linkedin, Instagram, + Google, Flickr e via.
Tutti sanno cosa sono.
Si tratta di realtà virtuale. So che ci sono un sacco di società che cercano di impedire ai propri dipendenti di utilizzare durante il lavoro.
Dicono che sono in questo mondo virtuale e il lavoro è nel mondo reale.
Solo un paio di considerazione. A mio modesto parere (sì, io di solito frequentare forum ....) Social network e simili non sono del mondo virtuale.
Essi sono falsi. Probabilmente se si legge su di me nella FB, o Likd o Twitter ci si accorge che guardo più fredda realtà, ma se si "googloize" io mi trovi, non un falso me.
Il fatto è che un sacco di gente pensa che sia possibile per nascondere i loro difetti. Tutti vorrebbero essere una persona migliore, ma il mondo virtuale (che non esiste) non è un mondo sicuro per i bugiardi.
Mondo virtuale e mondo reale sono solo mondo.
Se pensi di poter essere meglio in uno dei due si sbaglia. Sì, migliorare il profilo Fb è più facile che migliorare noi stessi, ma dobbiamo non essere pigri. Infatti se si migliorare il proprio profilo sociale ti metti in un carcere. Ci sono rete troppo nel mondo, c'è scampo per bugiardo.
Un'altra considerazione. Come ho detto molte società stanno cercando di bloccare l'accesso a social network o simili. Altre società stanno cercando di approfittare della SN.
Mi piacerebbe parlare con il primo tipo.
Ricordo che dieci o quindici anni fa, quando internet è diventato qualcosa di accessibile, alcune società ha cercato di bloccare l'accesso ai loro dipendenti. Sapete com'è finita? Non mi ricordo, ma in realtà in ogni società vi è l'accesso gratuito a internet o "punto focale" in cui è con l'uso di Internet per motivi personali.
Si può combattere o si può sfruttare, è solo una scelta.

mercoledì 24 agosto 2011

esercizio per il miglioramento (post dal retrogusto manageriale)

Questa volta voglio fare un post ad alto contenuto manageriale, sarà che rientriamo dalle ferie e siamo pronti a produrre nuovo reddito, sarà che ormai si avvicina la fine dell’anno ed i buoni propositi, sarà che ho mangiato pesante…..


Dato che sono un lettore compulsivo mi capita di imbattermi in scritti interessanti.

Un po’ di giorni fa ero alle prese con un post dell’Harvard Business Review (l’ho scritto perché fa figo far vedere che frequento blog di una certa caratura manageriale) e mi sono imbattuto in una riflessione interessante. A dire il vero è già la seconda volta che mi ci imbatto, anche quando ho avuto a che fare con il team di SixSeconds ed ho affrontato la questione intelligenza emotiva avevo trovato questo argomento (sento nell’aria un non so ché di managerialità, se adesso riesco ad inserire pure la SDA Bocconi e l’AIDP sono ufficialmente figo!).

Ma basta girarci attorno ostentando letture e frequentazioni che non mi appartengono come fossi un ex partecipante ad un MBO della SDA Bocconi (Vale o è troppo tirato?!). Nel post che leggevo si parla di attività da fare su noi stessi, per il miglioramento continuo. Chi l’ha scritto dice che chi vuole seriamente fare un lavoro su se stesso deve avere il coraggio di chiedere un feed-back in termini di S.K.S…..stop, keep, start.

In pratica dovremmo chiedere a chi ci sta vicino e vive o collabora con noi di dirci cosa dovremmo smettere di fare (stop), cosa invece dobbiamo continuare a fare (keep) e cosa dobbiamo iniziare a fare (start).

Io l’ho fatto, a suo tempo, e non è facile. Sono tre aspetti abbastanza tosti, specialmente le due “S”, però è un esercizio molto interessante, è un bel modo per voler prender di petto il proprio miglioramento. La “K” è da rinforzo, è il nostro ancoraggio, è quello che ci riesce, che ci fa apprezzare e che dobbiamo usare come trampolino e perno di tutto il resto. Certo lo schema funziona se partite da un importante presupposto: come gli altri ci percepiscono è corretto, quanto meno per loro stessi. Ovvero se una persona mi dice che dovrei smettere di ostacolare ogni sua iniziativa non importa se credo di essere il miglior enzima di ogni gruppo, se lui mi percepisce come un ostacolo alla sua espressione significa che lo sono.

Beh, io forse fra un po’ ci riprovo, per ora vado a rileggermi quello che mi avevano consigliato due anni fa, son sicuro che qualcosa ancora da sistemare c’è.

mercoledì 17 agosto 2011

Sorridere

Facciamo un esperimento.

Guardate questa foto?
Vi fa sorridere? Bene.

Guardate questa foto?
Stesso effetto.
Guardate quest’ultima.
Stesso effetto o un po’ meno?

Ieri sera portavo in giro mia figlia e ho notato come tutti le sorridono. Lei è solare, si arrampica sul bracciolo del passeggino per poter vedere il mondo e riempie tutti di sorrisi. Nello spazio di un’oretta, ha strappato un sorriso a: due ragazzi di colore con treccine; un signore proveniente dall’est, non meglio qualificabile; 4 vecchiette su una panchina (3 su una panchina e una su una sedia a rotelle); un vecchietto con stampelle seduto su una panchina; 4 turisti italiani intenti a mangiare piadina; un signore che portava in giro il cane molto somigliante al cane stesso; due ragazze giovanissime e due giovani donne. Più varie persone che non ricordo. Il fatto è questo, se lei sorride la gente le sorride ed è felice. E’ evidente che quando qualcuno le sorride poi per un lasso di tempo è felice, anche per soli 5 secondi.

Bene, anticipo che da qui in avanti il post diventa un ricettacolo di ovvietà e banalità, andate avanti a vostro rischio.

Ritorniamo un attimo alle foto. Perché l’adulto che sorride fa meno sorridere? Forse perché non siamo abituati: la bimba che sorride è spontaneità pura, la scimmia è divertente, è un animale, un uomo che sorride è una minaccia? E’ veramente così? Siamo veramente poco abituati a sorridere? Ho fatto un test per vedere la reazione ai miei sorrisi.

Le signore anziane mi sorridono e nessuna ha stretto la borsa a sé mentre lo faceva; Il tipo con la paletta rossa e verde che gestiva la fila ai lavori in corso mi ha sorriso; il ragazzo al caffè ha sorriso, forse ha pensato fossi gay; la ragazza invece non mi ha sorriso, forse pensava che volessi fare il manzo (uso a fini personali il post: non sei neppure sta gran gnocca, la prossima volta se te la tiri di meno e mi sorridi vedrai che stai meglio!!!!E se poi fai attenzione vedi pure che indosso sempre la fede.); il tipo del casello non mi ha neppure guardato quindi lo metto fra i non sorrisi; il bimbo dal lunotto posteriore dell’auto sorrisone, ovviamente; il vecchio che attraversava sorriso di cuore, forse il più bello della giornata, ma lo stavo facendo attraversare senza falciarlo con la macchina; il collega in ascensore ha sorriso, anche se è lunedì mattina; la barista del caffè ha sorriso ma era automatico, si è visto che non le ha cambiato la giornata.

In conclusione mi sento di dire due cose:

1. Se sorridi i più ti sorridono e l’effetto è più o meno questo: tu sei felice perché sorridi, loro sono felici perché tu gli sorridi, sorridono e sono felici perché a loro volta sorridono, tu sorridi perché loro ti sorridono e sei ancora più felice.

2. Chi non sorride non gode di questi piccoli bocconi di piacere;

3. Le ragazze sono quelle che rispondono meno ma questo forse è un brutto mondo (alcune di loro se la tirano senza motivo e per questo sono tristi e per questo se la tirano di più).

4. Il sorriso di vecchi e bambini che ti rispondono riempie il cuore.

Adesso fate vobis…

giovedì 11 agosto 2011

Mi sono stancato e sono impazzito. Fatemi RE

Viviamo in un’epoca che ha bisogno di coraggio e di velocità. Bisogna fare scelte lungimiranti senza avere il tempo di discuterle. La Democrazia e la Repubblica non sono adeguate a tutto questo, anzi gli uomini che governano con Democrazia non sono in grado di adattarsi ai nuovi tempi di questo mondo e non hanno il coraggio necessario.


Temo che il prossimo futuro vedrà il propagarsi di dittature e regimi. Speriamo solo che ci siano le persone giuste. Scegliamo bene il leader che rinnegheremo fra dieci anni, potrebbe darci un futuro o potrebbe affossarci. La Democrazia sarà ad aspettarci, per farci rinascere o per farci crescere.

Non lasciamo che qualcuno prenda il potere senza il nostro consenso, non lasciamo che ci dicano cosa ci serve e come. Scegliamo il coraggio, scegliamo il futuro.

Fatemi Re d’Italia, non lo dico più. Non prometto molto: coraggio nelle scelte, priorità all’istruzione (non posso avere tutte le risposte ma posso formare le persone che me le daranno)e alla sanità, trasparenza (in quest’epoca è giusto che le informazioni siano condivise sfruttando la libertà dell’informazione, non guidandola. Ormai tutti noi siamo pronti a cercare la verità è inutile nasconderla) e responsabilità di ogni scelta che farò, mi assumerò la colpa per ogni azione che risulterà inefficace.

Fra dieci anni mi impiccherete in piazza ma fra vent’anni mi intitolerete quella stessa piazza e ci saranno scuole col mio nome e l’Italia sarà dove merita.

Siate coraggiosi, per voi e per il vostro paese.

mercoledì 10 agosto 2011

Verba volant, scripta manent sed verba confirmant

Tutti noi abbiamo almeno una volta sentito l’espressione “Verba volant scripta manent”.
L’origine è da ricondurre a tale Caio Titus che si rivolse così al senato romano invitando massima prudenza nel mettere per iscritto le parole.
Io l’ho sempre usata ribaltata, l’ ho sempre intesa come un invito a mettere per iscritto le cose importanti. E non solo io. In ogni caso, l’origine lascia intendere che è un consiglio che da molti anni resiste. L’invito, in un’accezione o in un’altra è sempre attuale. O almeno lo è stata fino all’avvento delle mail.
Infatti adesso mi capita di assistere ad un nuovo fenomeno che ribalta quanto la saggezza di secoli ci ha insegnato. Adesso assistiamo allo “scripta manent sed verba confirmat”.
Viviamo in una società che si spersonalizza progressivamente, ormai siamo immersi in contatti senza contatto. Guardiamo negli occhi solo delle foto e non siamo più abituati a parlare. Esistono sistemi informativi micidiali che con un click condividono informazioni e processi con il mondo in un attimo.
Il “ti mando una mail” è diventato uno strumento di onnipotenza: si incrocia un collega che ci fa una domanda, magari al caffè, e presi dall’ansia gli si dice “ti mando una mail”, lui è sereno perché ti impegni a mettere per iscritto il tuo pensiero e tu guadagni tempo. Arrivi in scrivania e, dopo aver investito un paio di secondi per formulare in un italiano opinabile una risposta, ti concentri sulle cose importanti: oggetto, destinatario, destinatario in copia e….destinatario in copia conoscenza nascosta.
Apro una veloce parentesi, quando mi ritrovo in BCC o CCN in genere il contenuto della mail mi fa imbestialire e chiamo il mittente invitandolo a mettermi per conoscenza, in modo da poter esplodere la mia rabbia in diretta e non reprimerla nel mio anonimato nascosto. Chiusa parentesi.
Una volta inviata la mail scatta il “verba confirmant”. Sono così tante le mail che riceviamo ogni giorno che diventa difficile discriminare guardando solo l’oggetto la loro importanza e quindi il mittente in genere fa seguire alla mail una telefonata di conferma, del tipo: “hai ricevuto la mia mail, cosa me ne dici?”.
E’ evidente la bestialità di tutto questo, ma è la direzione in cui si sta sclerotizzando il sistema.
Io non ti rispondo a voce (perché verba volant), ti scrivo e poi ti chiamo per chiedere conferma della ricezione ed eventualmente anche un commento.
Geniale.
Ragazzi, riprendiamo le fila di quello che stiamo facendo che è meglio.


lunedì 8 agosto 2011

Italianità, Multistrada e compiti di matematica.

Non so se siete amanti delle moto come me (http://motociclistidatavola.blogspot.com) ma userò la moto come esempio per descrivere un’altra bella caratteristica dell’italianità. Parlerò di Ducati Multistrada.
La nuova Multistrada si inserisce apparentemente nel segmento delle maxi endurone.
Non entro nel merito del fatto che vi entri solo a livello di immagine da marketing o vi entri in maniera sostanziale, rimane che il posizionamento (per parlare da marchettari…..quelli che fanno marketing) è quello. Si tratta di un mercato che ha una regina quasi indiscussa, la BMW R1200GS che, sempre grazie al marketing, ha creato e dominato un segmento facendolo diventare anche d’élite. Un’ élite accessibile, è questa l’arma vincente. Dopo un tentativo poco fortunato (e con poco impegno) di qualche anno fa Ducati, ingolosita da un segmento che continua a crescere e a dare soddisfazione al teutonico leader, ha lanciato un anno fa un gioiello. Ancora una volta soprassediamo sui contenuti tecnici spinti, sull’affidabilità che si valuterà solo fra qualche anno, sulla tenuta del mercato, ecc ecc. La Multistrada è un gioiello. Ha alzato l’asticella in termini di potenza (caratteristica Ducati), di innovazione e di elettronica.
Lasciando stare considerazioni da motociclista, il succo è che, dopo aver arrancato anni senza evolvere e senza proporre nulla in un segmento ricco e in crescita Ducati ha calato l’asso pigliatutto, la belva che ha dettato nuovi parametri di confronto.
Entriamo nel vivo: BMW lavora sul suo GS dal 1980 e ha creato un impero e un mito attorno a questo prodotto, ingolosendo i motociclisti di tutto il mondo ad ogni restyling, ad ogni nuova versione; Ducati dopo anni di assenza lancia il prodotto rivoluzionario mischiando vorticosamente i parametri del mercato.
Questo è tipico dell’Italia. Mi viene in mente quando studiavo alle superiori. Mi ricordo che l’insegnante di matematica ripeteva che era giusto fare un po’ di esercizi ogni giorno, con costanza, mentre io concentravo i miei sforzi ai pochi giorni che precedevano i compiti in classe. Mi andava abbastanza bene e quindi non ho mai avuto lo stimolo a cambiare. Certo, metà del tempo dedicato allo studio matto lo passavo ripetendomi che avrei dovuto cambiare sistema, che avrei dovuto essere regolare, che così facendo sarei invecchiato in fretta. Poi però il risultato del compito non giustificava più la mia ansia e ritornavo al vecchio modello. Anche all’università, nonostante gli sforzi, la mia performance si racchiudeva in pochi giorni ad alta intensità dove scatenare il mio “genio” e ancora una volta i risultati erano accettabili. Ecco, questo non è solo tipico mio, è tipico dell’Italiano. Il colpo di genio che fa uscire dai guai proprio quando i guai cominciano a diventare troppo grandi. Come Ducati, dopo anni di ritardi in un segmento goloso ha sparato un prodotto che obbliga gli altri a confrontarcisi.
Se ci pensate siamo tutti un po’ così, viviamo in una nazione che non fa ricerca, non fa sviluppo, non destina i fondi a nulla che sia sistematico ma che poi è capace di genio. Siamo forti nei settori customizzati, dove possiamo esplodere questa nostra destrutturazione. Il problema non è nel quotidiano, è nella prospettiva che questo crea problemi. Non voglio arrivare all’esasperazione Giapponese dove Toyota fa programmi a cent’anni (cultura troppo diversa per essere presa a modello, usiamola solo da esempio). Il nostro unico problema è che si fa così anche la politica……
Questa è una caratteristica (non ho mai parlato di limite o difetto) che ci dobbiamo riconoscere, che dobbiamo sfruttare e che dobbiamo considerare nel prossimo periodo. Basterà il nostro genio, il nostro porblem solving per le sfide che ci aspettano? Io credo che vada arricchito, non vada contenuto ma esaltato, cercando di coglierne i limiti di prospettiva a lungo termine.

venerdì 5 agosto 2011

Oggi compio un anno...

tanti auguri a CoseKeso, è sopravvissuto al suo primo anno. Tanto ho scritto e detto, tante sciocchezze, tante banalità ma è divertente.
Spero lo sia anche per voi.

NKW

giovedì 4 agosto 2011

10 comandamenti nuova release

Mi sono trovato la scorsa settimana a parlare di onestà. Nello specifico di quante occasioni di disonestà si possano aprire davanti a ciascuno di noi. Non parlo di grossi crimini contro l’umanità, ovviamente, ma di piccoli atti di disonestà. Chiacchierando del più e del meno la conclusione poco originale è stata che adesso lo sforzo non è più quello di non commettere atti disonesti, è quella di restare onesti. Partendo da questa banalità mi son venuti subito in mente i dieci comandamenti. No, in realtà non mi sono venuti in mente, per quanto abbiano cercato di farmeli “mandare a memoria” da piccolo, non li ho ricordati tutti. Però mi sono ricordato che esiste un “non rubare” e, dopo averli cercati su infernet, li ho recuperati tutti. Ho anche scoperto che ce ne sono diverse versioni, ho preso questa che mi sembrava di conoscere. 

Io sono il Signore, tuo Dio... Non avere altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine... Non ti prostrerai davanti a quelle cose...
Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio...
Osserva il giorno di sabato per santificarlo...
Onora tuo padre e tua madre...
Non uccidere.
Non commettere adulterio (poi trasformato in "non commettere atti impuri").
Non rubare.
Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desiderare la moglie del tuo prossimo.
Non desiderare la casa del tuo prossimo... né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.

Letti questi 10 ordini non mi vengono in mente delle belle immagini.
Ho riflettuto sul totale fallimento di molti di questi comandamenti nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Ok, alcuni di voi sono molto bravi e non infrangono nessuna di queste indicazioni.
A me capita di infrangerne diversi, almeno 5 o 6.
Però su uno pensavo di ricorrere in appello in quanto “Osserva il giorno di sabato per santificarlo” trae in inganno dato che la Chiesa osserva la Domenica come giorno per santificarlo. Nel dubbio è un po’ che non santifico né di sabato né di domenica, giusto per non sbagliare.
Se però li rileggo, a parte quelli strettamente religiosi, mi sembrano comandamenti di buon senso.
Ho notato che ben 8 dei 10 comandamenti sono al negativo, cioè pongono un divieto.
Ecco, secondo me buona parte del loro fallimento deriva da questo.
Quanto è più facile “onorare il padre e la madre” rispetto a “Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio”. Se fosse stato “pronuncia il nome del tuo Dio solo se opportuno e nelle dovute sedi” secondo me ci sarebbero meno bestemmiatori. Se ci fosse “guadagna i soldi e i beni che ti servono onestamente” forse non esisterebbe la politica.
Quanto sarebbe stato bello leggere “ama tua moglie” invece che “non desiderare la donna d’altri”, che solo perché viene nominata uno già se la immagina, la donna d'altri. Cioè, se io scrivo ancora “donna d’altri” è automatico che nella testa di ognuno di voi è apparsa come per magia una donna che non è la vostra compagna. Hpo fatto la prova anche con Giulia, le ho chiesto cosa le viene in mente se dico "non desiderare la donna d'altri" e mi ha risposto "una donna svestita". Invece quando leggi “ama tua moglie” in testa c’è solo tua moglie, non compare per magia un’altra donna. E’ più facile non desiderare quello che non viene evocato.
Leggo “non desiderare la roba d’altri” e io ho già in mente un giubbotto di mio babbo, un paio di scarpe di un collega e l’auto di un altro. Se invece penso a “goditi le cose che ti sei guadagnato onestamente” allora mi balza in mente la mia moto, la mia auto, il mio cellulare.
Quanto è più forte un’indicazione positiva. Provo a riscriverli tutti, vediamo che immagine mi viene in mente, facciamo questo gioco (tralascio quelli religiosi).
Onora tuo padre e tua madre (mi vengono in mente i miei a tavola, a casa loro che ridono)
Rispetta la vita (mi viene in mente mia figlia, l’immagine di gioia più grande che ho)
Fai sesso con la tua compagna (passo…ma è chiaro)
Guadagnati i tuoi soldi e rispetta quelli degli altri (e mi vedo al lavoro in una bella giornata, quando ci si diverte)
Sì sincero (e mi vedo sereno e sorridente)
Ama tua moglie (e mi immagino alla Scottona con Giulia a cena lei ed io)
Goditi le cose che ti sei guadagnato onestamente (mi vedo in moto e sono felice).
Tutta questa manfrina perché, direte voi? Mi sto allenando, fra un po’ Gaia comincia a capirmi e voglio impegnarmi a darle dei valori e non dei divieti.

lunedì 1 agosto 2011

Copiare per migliorare

Qualche giorno fa sono incappato in un reality show made in USA incentrato sull’arte. Un gruppo di artisti viene messo assieme, gli vengono commissionate delle opere a tema, poi vengono giudicati, eliminati, salvati, ecc ecc, solite storie.
La cosa mi ha interessato nei primi 15 secondi e quindi mi sono visto la puntata. Non ricordo comunque il canale.
Allora, il tema della sfida era qualcosa tipo scioccare, sconvolgere.
Diverse opere, alcune opinabili, altre centrate. Mediamente le ho apprezzate, da persona artisticamente ignorante (chiedo perdono alle mie insegnanti d’arte di medie e superiori per non aver trovato posto nella mia memoria per i vostri insegnamenti, oggi me ne pento).
Fra gli artisti c’è una fanciulla biondina e carina. Modello California, bionda, (finto) svampita, max 50 kg di cui un terzo di seno, probabilmente rifatto. La sua opera consisteva in una serie di sue foto svestita in pose ammiccanti e nell’aver messo a disposizione dei pennarelli affinché il pubblico potesse lasciare un commento direttamente sulla foto. Essendo esposta in una galleria e non in una casa circondariale le scritte erano decenti.
Ora l’opera non rientrava fra quelle che mi piacevano, però vi racconto cosa mi ha colpito e il motivo per cui ho prodotto ben 207 parole di introduzione.
I critici hanno commentato positivamente l’opera sottolineando che l’idea dei pennarelli era ciò che rendeva interessante l’opera: il fatto che l’artista si fosse resa disponibile a far profanare il suo lavoro e, idealmente, il suo corpo……..
A questo punto salta su un concorrente che rivendica la paternità dell’idea, dicendo di aver suggerito a lui di mettere i pennarelli (simpatico e poco invidioso del risultato della collega). A questo punto un giudice l’ha fulminato dicendo che non importa chi o cosa l’avesse ispirata, importava che avesse avuto il coraggio di farlo.
Bene eccoci al dunque.
Se cercate su Wikipedia innovazione troverete che è “un’attività di pensiero che, elevando il livello di conoscenza attuale, perfeziona un processo migliorando quindi la qualità di vita dell'uomo. Innovazione è cambiamento che genera progresso umano; porta con sé valori e risultati positivi, mai negativi.”. Creare qualcosa di nuovo e mai visto (a parte che è impossibile IMHO) è diverso dall’essere creativi dove invece l’ispirarsi, al limite del plagio, è un valore.
Pensate a quanta tecnologia hanno prodotti in Giappone attingendo a tutto il mondo e migliorando l’esistente.
Anche l’arte apprezza la creazione, la comunicazione, la condivisione e si è resa conto che l’innovazione (intesa erroneamente come produrre qualcosa di mai visto) non appartiene a questo mondo.
Perché tutto questo? Forse perché il 2011 è l’anno del miglioramento (secondo il calendario eventi di CoseKeso…..) in cui bisogna cercare di finalizzare il cambiamento al miglioramento. Per questo ogni processo che faciliti questo atteggiamento va’ sottolineato.
Quindi tutto questo per dire che è sbagliato demonizzare il copiare, come accadeva a scuola. Copiare è giusto, certo non deve essere un copiare parola per parola, ma lasciare che quello che ci circonda ci ispiri quello che è giusto per noi non può essere sbagliato. Anche agli scrittori col blocco gli viene detto di cominciare a copiare affinchè si stimoli l'ispirazione, che si crei il ritmo giusto per la creazione.
Se copiamo un’idea e questa ci migliora non sarà mai sbagliata solo perché non originale. Se ci migliora è giusta. E la nostra era è l’era di internet, della condivisione, rispettiamo chi genera le idee che ci ispirano ma è anacronistico rivendicarne l’uso esclusivo. Proteggiamo chi è padre di un'idea ma non nascondiamo l'idea, lasciamola crescere nel confronto con gli altri.