Cosekeso?

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lunedì 8 agosto 2011

Italianità, Multistrada e compiti di matematica.

Non so se siete amanti delle moto come me (http://motociclistidatavola.blogspot.com) ma userò la moto come esempio per descrivere un’altra bella caratteristica dell’italianità. Parlerò di Ducati Multistrada.
La nuova Multistrada si inserisce apparentemente nel segmento delle maxi endurone.
Non entro nel merito del fatto che vi entri solo a livello di immagine da marketing o vi entri in maniera sostanziale, rimane che il posizionamento (per parlare da marchettari…..quelli che fanno marketing) è quello. Si tratta di un mercato che ha una regina quasi indiscussa, la BMW R1200GS che, sempre grazie al marketing, ha creato e dominato un segmento facendolo diventare anche d’élite. Un’ élite accessibile, è questa l’arma vincente. Dopo un tentativo poco fortunato (e con poco impegno) di qualche anno fa Ducati, ingolosita da un segmento che continua a crescere e a dare soddisfazione al teutonico leader, ha lanciato un anno fa un gioiello. Ancora una volta soprassediamo sui contenuti tecnici spinti, sull’affidabilità che si valuterà solo fra qualche anno, sulla tenuta del mercato, ecc ecc. La Multistrada è un gioiello. Ha alzato l’asticella in termini di potenza (caratteristica Ducati), di innovazione e di elettronica.
Lasciando stare considerazioni da motociclista, il succo è che, dopo aver arrancato anni senza evolvere e senza proporre nulla in un segmento ricco e in crescita Ducati ha calato l’asso pigliatutto, la belva che ha dettato nuovi parametri di confronto.
Entriamo nel vivo: BMW lavora sul suo GS dal 1980 e ha creato un impero e un mito attorno a questo prodotto, ingolosendo i motociclisti di tutto il mondo ad ogni restyling, ad ogni nuova versione; Ducati dopo anni di assenza lancia il prodotto rivoluzionario mischiando vorticosamente i parametri del mercato.
Questo è tipico dell’Italia. Mi viene in mente quando studiavo alle superiori. Mi ricordo che l’insegnante di matematica ripeteva che era giusto fare un po’ di esercizi ogni giorno, con costanza, mentre io concentravo i miei sforzi ai pochi giorni che precedevano i compiti in classe. Mi andava abbastanza bene e quindi non ho mai avuto lo stimolo a cambiare. Certo, metà del tempo dedicato allo studio matto lo passavo ripetendomi che avrei dovuto cambiare sistema, che avrei dovuto essere regolare, che così facendo sarei invecchiato in fretta. Poi però il risultato del compito non giustificava più la mia ansia e ritornavo al vecchio modello. Anche all’università, nonostante gli sforzi, la mia performance si racchiudeva in pochi giorni ad alta intensità dove scatenare il mio “genio” e ancora una volta i risultati erano accettabili. Ecco, questo non è solo tipico mio, è tipico dell’Italiano. Il colpo di genio che fa uscire dai guai proprio quando i guai cominciano a diventare troppo grandi. Come Ducati, dopo anni di ritardi in un segmento goloso ha sparato un prodotto che obbliga gli altri a confrontarcisi.
Se ci pensate siamo tutti un po’ così, viviamo in una nazione che non fa ricerca, non fa sviluppo, non destina i fondi a nulla che sia sistematico ma che poi è capace di genio. Siamo forti nei settori customizzati, dove possiamo esplodere questa nostra destrutturazione. Il problema non è nel quotidiano, è nella prospettiva che questo crea problemi. Non voglio arrivare all’esasperazione Giapponese dove Toyota fa programmi a cent’anni (cultura troppo diversa per essere presa a modello, usiamola solo da esempio). Il nostro unico problema è che si fa così anche la politica……
Questa è una caratteristica (non ho mai parlato di limite o difetto) che ci dobbiamo riconoscere, che dobbiamo sfruttare e che dobbiamo considerare nel prossimo periodo. Basterà il nostro genio, il nostro porblem solving per le sfide che ci aspettano? Io credo che vada arricchito, non vada contenuto ma esaltato, cercando di coglierne i limiti di prospettiva a lungo termine.

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