Cosekeso?

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mercoledì 31 agosto 2011

Generosità e il Padrino

Un giorno, e non arrivi mai quel giorno, ti chiederò di ricambiarmi il servizio, fino ad allora consideralo un regalo per le nozze di mia figlia. (Don Vito Corleone)

Questa è una celebre battuta del film “il Padrino” e mi cade a “fagiuolo” per una considerazione rispetto alla generosità. Nel momento in cui Don Vito dice la frase pone fortemente l’accento sull’espressione “e non arrivi mai quel giorno” evidenziando la sua disinteressata generosità (è realmente disinteressata solo nel senso che non vorrebbe doverla richiedere). Ed è così che dovrebbe essere, la generosità è fatta di azioni a senso-unico, non si può rendere conto della propria generosità. Se lo si fa è uno scambio: oggi io ti concedo il mio aiuto/supporto in cambio di qualcosa di analogo quando sarò io ad averne bisogno.
Attenzione, non voglio fare un discorso di morale, aiutare chi è in difficoltà è corretto sia quando si fanno gesti generosi (senza ritorno preventivato) sia quando si concede il proprio aiuto per ottenerne qualcosa, ovvio in quantità commiserata allo sforzo, altrimenti ha un altro nome, direi strozzinaggio, se non ricordo male.
Il mio obiettivo è di fare pulizia sui termini, sono stanco di sentire gente definirsi generosa solo perché “deve avere molti favori in giro”, le persone generose non si sentono in credito. Le persone generose sono quelle che sono soddisfatte dall’aver aiutato qualcuno in un momento di difficoltà.
Altro aspetto, la generosità è qualitativa. Non può essere dispensata a tutti, a meno che non si abbiano fatte scelte di vita estreme. La generosità, proprio perché è privazione (di tempo, di energie, di soldi, di risorse) non può essere troppo diffusa, diffidate da chi spande generosità per il mondo senza mai guardare a quanto fa, solo per “buon cuore”. Ci sono veri e propri professionisti nel disseminare il loro network (quanto fa figo usare il termine network) di favori fatti nella speranza di concentrare tutti i ritorni in un unico momento, magari per essere eletto a qualche carica, chissà. No, in genere i politici lavorano al contrario, prima ottengono il voto e poi si dimenticano le promesse. Ecco, noi tutti in cabina elettorale dovremmo essere meno generosi, non dovremmo dare via con così tanto altruismo il nostro voto disinteressandoci del ritorno.

Ma sto divagando. Il succo è che la generosità è un valore in questa nostra società ma che è corretto chiamare generosità solo un’azione disinteressata, solo se coincide con il privarsi di qualcosa e non è un investimento. In quest’ultimo caso è un’altra cosa, legittima, positiva ma non è generosità.

Se imparassimo a non confondere i termini ci faremmo confondere meno le idee.

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