Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
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lunedì 24 giugno 2013

sto leggendo un libro sulla tragedia della Mecnavi

che si chiama "il costo della vita".
Il fatto mi sta particolarmente a cuore, non so perchè. Cioè, quando è accaduto ero piccolo ma ricordo che la maestra me ne parlò. Poi ricordo che me ne parlò mio nonno (questo nonno Post sul nonno Alfonso ). Poi il fatto mi è sempre ronzato attorno, anche mio suocero me ne ha parlato, avendone vissuto una parte.
Quindi son partito con molte aspettative, il fatto mi sta a cuore.
Devo dividere questo mio commento in due parti. Ma prima una premessa: commento il libro prima di averlo finito. Non credo si faccia però ho urgenza di dire una cosa e non posso aspettare.
Il libro non mi è piaciuto. Secondo me non è all'altezza del fatto, o almeno non è all'altezza di dove io ho messo il fatto. Ad inizio seconda parte l'autore dichiara di aver raccolto molto materiale ma di non aver ancora le idee chiare su come scrivere il libro. E si vede. Il libro non ha un verso, ci sono molte testimonianze, molte info raccolte, molti dettagli ma non aggiunge nulla ad una ferita ancora molto forte e non solo per gli anniversari. Forse il fatto avrebbe meritato più rispetto e non essere inserito fra l'apprezzamento ad un libro ed al pensiero di un giovane giornalista ravennate (apprezzamento che condivido, in realtà), il commento su un hotel e il non apprezzamento per un ristorante della città o il commento stereotipato dei cittadini ravennati. Si poteva fare di meglio.
Per me l'autore o non ha trovato tutto quello che cercava o ha trovato tanto materiale e si è stancato nel trovarlo, perdendo energia per organizzarlo.
Il giovane giornalista ravennate che lui cita suggerisce uno spunto interessante quando dice “questa è una storia perfetta, ci sono buoni e cattivi ma forse c'è di più” (citazione non esatta ma non ho il testo sotto mano). Ecco, secondo me c'è di più che sentire i sindacati recitare l'ennesimo “se avessimo potuto, se ci avessero lasciato”, la tragedia della Mecnavi è molto di più.
C'è dell'altro oltre all'imprenditore spietato e cattivo, senza scrupoli.
E' uno spartiacque per il porto di Ravenna che poco tempo dopo perderà un altro attore molto importante. Ci vorranno decenni e ne servono ancora per ridare identità al porto.

Detto questo voglio però introdurre la seconda parte del commento: il libro va' letto ed era necessario in questo momento, non si poteva aspettare altro tempo.
La cosa migliore dell'autore è aver capito che non si poteva più aspettare, che il ricordo di questa tragedia è rarefatto e che altre possono essere alle porte. Sentir parlare di precariato, di scarsa sicurezza, di abbassare il costo del lavoro, di inseguire il profitto ha un suono molto attuale, non si parla di crisi come accade ora ma forse c'erano altri alibi.
Il libro deve essere letto adesso e deve essere letto da tutti.
Abbiamo perso la sicurezza del lavoro non possiamo perdere la sicurezza sul lavoro (che pessima frase, però è uscita così). E il rischio, oggi, si chiama carta. Il rischio è di aver inventato un nuovo mestiere, quello di chi si occupa di sicurezza e di non metterlo in condizione di lavorare per un problema di costi, di costringerlo a far quadrare la carta e non il lavoro. Sono stato sempre fortunato ed ho lavorato in aziende in cui la sicurezza era la priorità di tutti ed ho avuto a che fare con RSPP capaci e presenti.
Leggendo il libro però certe situazioni disperate del 1987 suonavano tanto attuali.

Il mio consiglio, per quello che vale, è leggetelo. Leggetelo con attenzione e tenete vivo il ricordo di una tragedia immane.

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