Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

Se leggerai qualcosa "buona lettura", se non leggerai nulla "buona giornata"

ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili

mercoledì 18 maggio 2011

Prendere decisioni

Con slancio affronto il tema delle decisioni. Forse perché in questo periodo sono consapevole di doverne prendere. Sapendo già quello che scriverò ho esordito dicendo “sono consapevole…”.
Già, decisioni se ne prendono tante, essere consapevoli di doverne prendere ci offre la possibilità di farci trovare pronti al momento della decisione.
Ma lasciatemi fare un po’ il saccente. Decidere deriva da de-caedere, ovvero togliere, tagliar via. Quindi decidere significa escludere una serie di azioni preferendone una. Quindi si tratta di togliere, di ridurre la complessità.
In realtà la decisione, per poter essere un’azione di riduzione delle azioni possibili, deve prevedere due fasi, una di raccolta di informazioni, di preparazione alla decisione e una seconda che è l’atto di eliminare e scegliere.
La frenesia dei tempi moderni (è una vita che sogno di poter scrivere questa frase in un contesto in cui abbia valenza) porta ad un contrazione di questi tempi, e questo determina che si riducono gli spazi per la raccolta di informazioni.
Questo comporta che ci sia spesso la credenza che le informazioni possano essere prese da chi ha grande competenza e capacità intellettuale in modo che possa ridurre ugualmente le complessità, anche se non ha il tempo di analizzarla nel dettaglio. E’ un po’ un falso mito, specialmente perché le decisioni hanno molto più a che fare con processi emotivi, sociali e politici di quanto abbiamo a che fare con processi intellettuali.
Ecco perché qualche Manager evoluto ogni tanto dice che nella vita fa il decisore, che si è circondato di persone capaci nel prefigurargli gli scenari ed il suo compito è quello di decidere, anche se tecnicamente non è in grado di cogliere appieno gli scenari che i collaboratori gli propongono. Il suo mestiere è un mestiere che ha valenze sociali, culturali, emotive (molto) e politiche. La scelta dell’azione tecnicamente più consona non ha il livello di complessità che ha la scelta dell’opzione tecnicamente valida, condivisa, socialmente accettabile, emotivamente sostenibile, politicamente equilibrata. E questa seconda analisi non è tecnica.

Nessun commento:

Posta un commento