Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

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ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili

lunedì 8 aprile 2013

Suonare le pause e rilassarsi

Quando ero alle medie avevo anche musica, fra le materie da studiare. Mi piaceva ed andavo pure benino. Purtroppo mi sono auto-scoraggiato dal suonare uno strumento e non sono mai andato oltre al piffero. Ricordo però che l'insegnante ci ripeteva spesso di “suonare con attenzione anche le pause”, che le pause erano sullo spartito ed avevano anche loro una componente nella melodia, erano musica.
Lo scorso mese ho fatto un corso per diventare un lettore volontario di “Nati per Leggere” e a distanza di 20 anni mi è stato detto “mi raccomando le pause, sono parte integrante del racconto”.
Anche quando ho fatto “Improvvisazione Teatrale” ho fatto un lavoro sulle pause, sul come usarle e sulla loro importanza.
Dato che tre indizi fanno una prova ho pensato fosse doveroso fare una piccola riflessione sulle pause nella mia giornata.
La prima reazione è stata “quali pause?”. La mia giornata si articola dalle 6,00 alle “fino a quando reggo” con un alternarsi di attività che può essere più o meno frenetico, più o meno serio, più o meno professionale, più o meno ludico, più o meno affettivo. Però sono costanti. Quindi ho subito pensato di abortire questo post perchè non aveva applicazione, la mia vita ha un'unica lunga pausa, la notte in cui, per lo più, non sono vigile.
Poi ho pensato che al mattino, mentre Bianca è già pronta e Giulia finisce di preparare Gaia, io sto cinque minuti seduto sul pavimento a non fare nulla. Bianca e Gaia quando ci raggiunge non sono interessate a me. In genere mi coinvolgono in attività ma non al mattino. Mi lasciano seduto in terra con loro ma non mi trovano interessante. In pausa pranzo, dopo essermi cambiato e prima di prepararmi da mangiare, svuotare e riempire la lavastoviglie, qualche volta correre, scrivere i miei post, leggere mi butto sul letto a quattro di spade e resto steso per 50 secondi cronometrati (sono il tempo massimo prima di decidere che non riesco ad alzarmi più).
La sera, dopo aver mangiato, sparecchiato, giocato e messo a letto le piccole (attività in cui io svolgo un ruolo di supporto mentre Giulia è il Project Manager di tutto), quando Giulia scende per fare pratica io ho un paio di minuti di solitudine e di pausa.
Quindi mi son reso conto di avere dei momenti di pausa, dei momenti di “nulla”. Il problema è che li ho sempre considerati come un passaggio fra una frenetica attività appena conclusa ed una frenetica attività da iniziare. Non li ho mai rispettati.
Questo fino a settimana scorsa (mi son preso una settimana di sperimentazione prima di pubblicare le conclusioni). Da una settimana a questa parte ho deciso di dare maggiore dignità alle mie pause, di non intenderle solo come un passaggio di vita ma come un momento di vita.
Qualcosa è cambiato, non ho ancora ben chiaro in che termini ma qualcosa c'è.
Ad esempio, la consapevolezza che riesco ad avere una decina di minuti di pausa totale è rincuorante, specialmente in un momento intenso come quello che sto vivendo in questi anni. Altro aspetto mi sembra di aver riempito la mia giornata con qualcosa di mio, mi sembra di aver rosicchiato 10 minuti miei. Minuti che sono pochi per fare qualsiasi cosa che non sia stare buono e calmo, rilassato. Non mi riesce ancora benissimo, non riesco ancora a godermi semplicemente la pausa, però ne sono più consapevole, riesco almeno a rilassare i muscoli di collo e spalle, a perdere quella tensione. Intanto riesco a godermela fisicamente, prossimamente spegniamo pure il cervello.

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