Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
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mercoledì 22 giugno 2011

Non veridicità dei numeri certi

Da non molto abbiamo superato il periodo referendum. Voto sì, voto no, quorum, batti quorum e via dicendo.
In TV si sono susseguite persone che avevano dati certificati molto attendibili e che sono state smentite.
Ci sono centinaia di casi ogni giorno, basta entrare in una riunione in una qualsiasi azienda. Ci sono persone che sostengono numeri e dati colmi di significati, proiezioni e consuntivi, budget e tendenze. Tutte rigorose, tutte precise, puntualmente poi smentite dai fatti.
Ho già trattato in un altro post la questione delle non veridicità dei numeri certi, se non mi confondo.
Premetto una cosa importante, ho sostenuto almeno tre esami universitari di statistica e sono un amante della materia. Adoro il rigore delle indagini statistiche, adoro la precisione con cui sanno essere anche chiaramente predittive.
Però credo che i dati che emergono dalle analisi statistiche siano precisi, rigorose ma che non fanno la credibilità della persona.
Quindi non si possono usare per avere autorevolezza, non sono la verità.
Questo perché la statistica è rigorosa ma la possibilità di far emergere dati differenti, quasi discordanti, è possibile. Mi spiego, fare ricerca in maniera precisa richiede conoscenze tecniche, io c’ho sbattuto contro durante i tre esami (e ho toccato una minima parte della disciplina). Però raccogliere e far uscire i dati si può fare anche in maniera non rigorosa, ce lo insegna il marketing (eh eh eh eh eh), facendo di tutti noi i leader di qualche mercato.
Cioè, lavorando con attenzione su campione e contesto si possono avere dati certi non affidabili, riassumendo brutalmente.
Il problema è quando questi risultati vengono utilizzati per dare credibilità alla persona che li presenta.
Capita che chi non ha nulla di intelligente da dire dica un numero, meglio se una percentuale, per dare l'idea di avere molto da dire ma di riassumerlo in un semplice numero per venirci incontro.
Da adesso ho deciso che non crederò più a nessuno che mi parlerà di numeri, crederò solo a chi mi si presenterà in maniera credibile. Chi avrà bisogno di numeri, dati, analisi per convincermi non avrà la mia attenzione, chi cercherà di farmi capire e di essere una persona seria avrà la mia attenzione ed il mio interesse.
Ho deciso che sono importanti idee, valori e morale, non i numeri. Quando troverò idee interessanti, valori che condivido e senso morale allora ascolterò i numeri.

2 commenti:

  1. Condivido pienamente.
    Già Gramsci sosteneva nei "Quaderni" che alterando i parametri era possibile presentare il quadro che poteva far più comodo.
    Purtroppo (in vari ambiti) prevale da qualche tempo una tendenza a "numerizzare", perdonami l'orribile neologismo.
    Il numerizzare è un'operazione in sè non necessariamente negativa, ma lo diventa nel momento in cui astrae da un insieme di fattori complessi, spesso tra loro intrecciati e contraddittori.
    Fattori sociali, storici, economici, culturali, responsabilità politiche ecc.
    Per es.: è vero, la Grecia deve mettere a posto i suoi conti, il deficit dello Stato è spaventoso, servono "sacrifici" ecc. Verissimo!
    Ma chi ha causato quella crisi?
    Le percentuali di deficit, debito pubblico e così via dipendono forse dagli svenatissimi lavoratori greci o non piuttosto da certe banche, certi speculatori e così via vampirizzando?
    I "sacrifici" saranno imposti a chi la crisi non l'ha scatenata ma solo subita; certo, così i vari % andranno a posto. Chissà come sarà contento chi continuerà a dare ossa, sangue pelle e tutto quanto.
    Insomma, il discorso è (come si diceva una volta) politico ed ovviamente non possiamo accettare o subire una prospettiva solo numerica.
    Ma questo, almeno tu lo dici chiaramente (io forse un po' meno).
    Scusa la lunghezza e la foga polemica.
    Ciao

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  2. @Riccardo. Grazie del commento, "numerizzare" rende benissimo il concetto, credo che userò il temrine molto spesso. Per il resto hai ragione in pieno (anche perchè dai ragione a me....).
    Non dobbiamo mai smettere di cercare di capire.

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