Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

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mercoledì 28 dicembre 2011

Il talento secondo Gaia.


Sono appena tornato dal lavoro, per fare una sorpresa a Gaia salgo le scale al buoi. Sbircio dalla porta e lei è seduta sul tappeto col mio iPad che legge qualcosa.
N: “Ciao nanetta, tutto bene?”
Appena sente al mia voce si gira.
G: “Ciao, tutto benone, che bello che sei a casa”.
N: “Cosa fai di bello?”
G: “Una ricerca su internet, cercavo il significato di talento”.
N: “Ohilà, cosa hai scoperto?”
G: “Ho ritrovato le stesse cose che erano sui tuoi appunti su una conferenza che hai visto a Maggio. Cioè il talento è un'antica unità di misura, e lo sapevo; esiste la parabola dei Talenti,che non conosco; è un mezzo della Fiat, lo sapevo, l'ho visto una volta mentre ero sul seggiolino in auto; è un meccanismo di gioco di D&D e non non so cosa sia D&D, credo appartenga alla tua generazione; è un quartiere di Roma, bisogna che ci andiamo; e una categoria di spumante Italiano. Scoperto questo ho anche visto che il talento è l'inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività.”
N: “Credo che tu fossi interessata a questo. Mi sembra equilibrata e corretta, non trovi?”
G: “Mi pare manchi qualcosa. Sai che l'altro giorno ho visto uno speciale su un tipo che faceva piroette aggrappato a delle maniglione, tutto rosso di capelli”
N: “Ah, Juri Chechi, un grandissimo ginnasta, era il Signore degli Anelli”
G: “Bene, dicevo. Hanno intervistato un suo allenatore che ha detto che il talento è un dono ma essere campioni non è scontato”.
N: “Molto bella, giusto”.
G: “Bene, partendo da questo ho pensato che manca un pezzo alla definizione di talento. Io direi che il talento è l'inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività provando piacere nel farla”.
N: “Ci può stare, in effetti”.
G: “Io non trovo giusto dividere il talento dal piacere di esercitarlo. Cioè, se io fossi portata per suonare il pianoforte, mettiamo il caso, però non mi piacesse, dovrei chiamarlo talento?”

N: “Penso di sì”
G: “Non è che mi faccia piacere, secondo me il talento è tale solo se chi lo esercita prova piacere nel farlo, altrimenti è solo una predisposizione fisia o mentale. Il talento secondo me deve essere riempito dell'emozione dell'utilizzarlo, del fatto che chi ha talento si diverte nell'utilizzarlo. Il talento è quello di Ronaldo, quello vero, quello che io non ho mai visto giocare, che diceva che il calcio era gioia, non è quello di Ibraimovic che dice di non poterne più del calcio. Uno ha talento, l'altro ha una predisposizione. Poi, per tornare all'allenatore del ginnasta, Ibraimovic ha una gran determinazione ed è un campione, pur non avendo il talento di Ronaldo, al quale tutto riusciva più facile perchè si divertiva. Non so se mi sono spiegata.”
N: “Certo, quindi il talento si associa al piacere di farlo, poi se uno ha talento ma non lo coltiva non è detto sia un campione.”
G: “Bravo, hai capito. Però adesso ho bisogno di andare a nanna, sono stanca morta, ma a che ora sei tornato stasera? Dai mettimi il pigiama e riempimi di baci così faccio dei bei sogni”.
N: “Vieni che andiamo”.

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