Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

Se leggerai qualcosa "buona lettura", se non leggerai nulla "buona giornata"

ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili

venerdì 17 settembre 2010

Numeri uno ma di cosa.

Il mondo è pieno di migliori al mondo.
Abbiamo Bolt che è il miglior velocista del mondo, Nadal che è il miglior tennista del mondo, Messi che è il miglior calciatore del mondo.
Sono i numeri uno della loro specialità e della loro epoca.
Ma non lo sono in senso assoluto.
Certo, le possibilità che vi sia al mondo un coetaneo di Messi che se avesse giocato a pallone sarebbe il più forte sono remote ma ci sono.
Forse quelle che ci sia qualcuno più veloce di Bolt o di Phelps sono maggiori, dato che son o sport meno praticati, direi.
Però i migliori lo sono in senso assoluto, sono i migliori, nella loro disciplina, fra quelli che ci hanno provato.

Se il calcio ha il doppio dei praticanti del golf ci sono il doppio di possibilità che non vi sia un essere umano migliore di Messi di quante ce ne siano di Tiger Woods.

Perchè tutto questo? L'altro giorno mi son soffermato a parlare con una persona che ha la passione per il gornalismo, che ha sognato prima e studiato poi il giornalismo.
Non credo sia particolarmente portata, al di là delle caratteristiche legate alla piacevolezza con cui racconta o scrive.
Però sono rimasto colpito da come sia difficile e chiuso il mondo del giornalismo e come questo mi pare in contraddizione coi nostri tempi, tempi in cui io posso mettermi al mio pc e condividere quello che penso col mondo o posso documentare con un cellulare un fatto di cronaca.
Certo, il tutto potrebbe avere lo scopo di selezionare e identificare i professionisti dai dilettanti. E qui non mi tornano i conti.
Se ripenso al giornalismo degli anni 50-60 in america e successivamente da noi, vedo un giornalismo fatto di grandi pensatori che si assumevano la responsabilità di riportare un fatto di cronaca o di commentare con trasparenza un fatto politico.
Con trasparenza e dignità. Ora fatico a vedere questa trasparenza, fatico a vedere l'impegno e l'idea, spesso colgo a malapena la fazione.
Ed è diverso sposare e difendere un'idea o difendere una fazione e me ne accorgo troppo bene.

E chissà in quanti setori questo accade, quanto abbiamo livllato verso il basso la preparazione che diamo ai nostri figli e quanto li abbiamo poi impedito di sperimentarsi con la realtà, chiudendo il nostro sapere in caste e ordini ad accesso limitato, per paura di doverci confrontare con qualcuno meno preparato di noi.
Li abbiamo resi ignoranti per paura che potessero un giorno superarci e adesso ci ritroviamo poche eccellenze, vecchie, consumate e senza eredità.

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