Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

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ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili

martedì 8 febbraio 2011

Noi e Alice nel paese delle meraviglie

Per lavoro mi capita di aver a che fare con le persone. Molti per lavoro hanno relazioni con gli altri, io mi diletto a cercare di capire chi ho davanti.
Incontro ogni genere di persona, assertivi, riflessivi, dinamici, brillanti, rigidi, flessibili, simpatici, ombrosi, relazionali, emotivi. Ormai ho un certo campionario.
Sono tutti interessanti. Quello su cui mi interrogo è che cosa è più funzionale per la realtà attuale.
Ieri sera ho scritto su Facebook che a questo mondo è meglio capire in fretta che capire bene.
Cosa intendo: ci sono persone con capacità riflessive molto sviluppate, capaci di seguire e di facilitare ragionamenti e approfondimenti moto complessi. Però hanno tempi molto lenti, hanno necessità di sedimentare con molta attenzione ogni passaggio. Questo li porta a raggiungere traguardi molto importanti, magari anche sconosciuti ad altri, però quando arrivano spesso la corsa è finita, la premiazione è stata fatta e non resta più nessuno al traguardo.
Vi sono invece altre persone che sono velocissime nel comprendere, che hanno una facilità di comprensione e di ragionamento veramente impressionante. Sono molto in linea con i tempi della nostra quotidianità dove si corre sempre.
Lewis Carrol in Alice nel paese delle meraviglie dice “Qui, invece, vedi, devi correre più che puoi, per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte devi correre almeno il doppio”.
Credo che rispecchi bene i nostri tempi, anche se risale a qualche anno fa…..
Siamo diventati bravissimi a correre e chi non lo fa si sente inadeguato, anche se potrebbe arrivare più lontano di noi.
Sapete qual è il vero problema? Il vero problema è che per correre bisogna essere leggeri. Bisogna cercare di non portarsi dietro molte valige, molte borse. Una tracolla con pochi importanti oggetti e via. Il problema è sceglierli questi oggetti. Il progresso della nostra società è cresciuto in maniera esponenziale, ma cosa ci stiamo portando dietro? Ci stiamo rendendo conto che parte della nostra conoscenza, parte delle nostre relazioni le stiamo lasciando a casa e non vengono con noi “a correre” perché ci appesantiscono? Bisogna essere bravi a scegliere, cosa posso lasciar perdere? Cosa non mi servirà in questo viaggio? Forse questo è un momento in cui correre è pericoloso, non scegliere bene cosa portarci dietro è un rischio. E in parte lo stiamo già vedendo, stiamo impoverendo di contenuti se non la nostra società di sicuro le nostre aziende.
Non è possibile cambiare ritmo, pensare di non correre, è però possibile cercare di essere consapevoli di quello che si fa.
Carrol sicuramente non vedeva il correre fine a se stesso, immaginava una meta, un obiettivo, fosse anche solo quello di rimanere sul posto.
Noi dobbiamo sforzarci di avere un obiettivo, di sapere dove stiamo correndo; purtroppo non siamo in una pista di atletica dove è impossibile perdersi, noi siamo in mezzo ad un bosco a correre e dobbiamo capire dove andiamo. E nel correre dobbiamo pensare a cosa mettere nel nostro zaino e cosa “dare in outsourcing”. Non tutto potrà venire con noi ma ci sono competenze e conoscenze che non possiamo lasciar uscire dal nostro zaino.

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