Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
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sabato 18 dicembre 2010

Italia e mondo occidentale, secondo dialogo con mia figlia Gaia

Questa mattina Giulia è uscita per commissioni e mi ha lasciato godermi la mia piccolina.
Dopo un po' di sonno dei giusti si è svegliata e ha chiesto di fare colazione.
Mentre la aiutavo col biberon è arrivato un sms del nonno che diceva "Leggi questa domanda: come sarebbe il mondo occidentale se l'Italia non fosse esistita? Come sarebbero l'arte, l'architettura, la musica, la scultura e lo sport?".
Finisco di leggere l'essemmesse, guardo l'ora e dico con Gaia: "Il nonno ti gira una domanda".
Gliel'ho letta ed ecco il dialogo.
G: "chissà dove l'ha trovato, spero non sia un pensiero suo, altrimenti di sabato mattina mi preoccupo, sai per il nonno, intendo".
N: "capisco, io son 32 anni che lo frequento, ogni tanto fa così, ti ci abituerai".
G: "ragiono un po' a voce alta, mi consenti?"
N: "ci mancherebbe, sei a casa tua e sei la padrona. Magari prima fai il ruttino che non vorrei ti venisse il singhiozzo".
G: "già fatto, grazie. Comunque, ragionando a voce alta: la domanda in sè è banale, la risposta è ovvia. La cultura e la società europea e occidentale per estensione sono figlie della storia e il passato ha visto per lungo tempo l'Italia al centro di questa storia. Pensa ai romani prima e alla chiesa successivamente."
N: "giusto, fra l'altro due imperi che hanno molto esportato valori, società, regole, cultura".
G: "Comunque, dicevo, è evidente che l'Italia, o almeno quello che ricade negli attuali confini dell'Italia, sia stato il centro dello sviluppo del nostro essere occidentali. Le osservazioni che mi vengono in mente adesso sono due."
N: "ti seguo, continua".
G: "prima di tutto bisogna capire quanto di quello che il nonno attribuisce all'Italia è in realtà altro che è sato assorbito dall'Italia. Mi spiego, l'Italia che vinceva e dominava con l'impero romano o con la chiesa attraeva sul suo suolo menti che la arricchivano ed arricchivano la cultura che poi veniva esportata. Un po' come fare sartoria made in italy avendo un laboratorio abusivo con 20 immigrati stipati e schiavizzati. Tu mi insegni che la storia è la storia dei vincitori e non dei vinti".
N: "non ricordo di avertelo detto io, sarà stata la mamma. Comunque concordo".
G: "Bene, la seconda riflessione invece è questa. Il debito di riconoscenza dei popoli occidentali è evidente. Ritengo che l'Italia sieda a tavoli importanti per quello che ha fatto, per quello che ha rappresentato e per il contributo che ha dato a ceare identità. Non sono però convinto di due cose: la prima è che in effetti ancora oggi si giustifichi a certi livelli politici la nostra presenza, il secondo è che noi siamo in realtà consapevoli di questa gratitudine. Mi segui?".
N: "ehmmm no, non ti seguo. Cioè i è chiaro il discros sulla consapevolezza, mno quello della nostra presenza ecc ecc".
G: "ho visto dalla faccia. Dunque come rendertelo semplice. Ah, ecco l'esempio. Hai presente le grandi aziende, con un padrone artigiano che le ha portate a livelli di eccellenza. Il padrone ha sempre avuto uno stretto collaboratore che ha iniziato magari scaricando i camion e col tempo, stando sempre vicino al padrone, è diventato direttore. Ecco, giunto alla vecchiaia non ha più la cultura e le conoscenze per aiutare un'azienda ormai diventata immensa. Ecco, quello stesso fidato collaboratore siede nel CdA per gratitudine, tutti lo rispettano perchè ha contribuito a fare grande l'azienda ma in riunione tutti sperano che non intervenga, che non parli perchè ormai non ha più nulla da dire".
N: "chiarissimo. Il collaboratore è l'Italia".
G: "bravo, mi dai un sacco di soddisfazioni. Adesso mettimi giù che devo fare un pisolino. Forse più tardi sarò da cambiare, casomai ti chiamo".
N: "buon riposo amore mio"

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