Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

Se leggerai qualcosa "buona lettura", se non leggerai nulla "buona giornata"

ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili

venerdì 3 dicembre 2010

Socrate, il fare domande e il dare risposte.

In questo particolare momento della mia vita mi ritrovo ad allungare le mie serate per attendere l'ultimo pasto di Gaia e questo mi ha fatto recuperare ore per varie attività (ok, mi ha fatto perdere ore di sonno ma il mio fisico regge e quindi preferisco dire che ho guadagnato ore di vita).
Negli ultimi giorni mi è capitato fra le mani uno dei miei libri di filosofia del liceo. Lo tenevo sul comodino per fare colpo su mia moglie ed ho finito col leggerlo sul serio.
Ieri sera ho riscoperto Socrate. Mi ha colpito la sua modalità di approccio e di confronto, centrata sul fare domande, sul chiedere, sul non sapere. E' famosa la sua frase "Sembra dunque che per questo particolare io sia più saggio di quest'uomo, poiché non m'illudo di sapere ciò che non so!".
Bene, mi è rimasto in mente tutto il discorso relativo al fare domande, alla capacità di farle le domande.
Per lavoro mi capita spesso di chiedere ma mi sono accorto di non essere molto capace.
Mi sono reso conto, riflettendo in macchina, che spesso pongo questioni avendo già in mente la risposta.
Allora ho continuato ed ho pensato a quante volte utilizziamo le domande degli altri per dare le risposte che sappiamo e non le risposte alle domande.
E' un'arte che impariamo a scuola: ci chiedono di parlare di Socrate, ad esempio, e noi in due passaggi rispondiamo parlando di Platone cercando di far sembrare il tutto una risposta a tema.
Quante volte diamo la risposta che sappiamo e non la risposta alla domanda.
Quante volte abbiamo la smania di dare una risposta senza cogliere la reale necessità di chi ce la pone? Nel mio mestiere, fatto di mille relazioni, dedicare tempo a capire l'esigenza di chi ci è davanti è cruciale. Combattere con la nostra indole, che mi spingerebbe a dare comunque una risposta, non sempre è facile.
Credo che dovremmo tutti fare un piccolo training sul formulare domande e sull'ascoltarle.
Altrimenti tutto si riduce ad un questuante che pone la domanda sapendo la risposta ed un interrogato che risponde esprimendo il primo concetto simile a quanto ha percepito gli sia stato chiesto.
Io ti rispondo quello che so, non quello che mi chiedi, tanto poi tu capisci quello che ti aspettavi e non quello che realmente cercavi.
Sono occasioni perse.
Purtroppo abbiamo tutti ansia da prestazione e facciamo fatica ad accettare un periodo di analisi della domanda. Magari lo facciamo dopo, rispondiamo qualcosa, così da metterci in una condizione di serenità, e poi prendiamo tempo per dare una risposta più coerente con quello che ci viene chiesto.

Bene, nel prossimo periodo mi concentrerò su quello che chiedo sapendo cosa cheido ma non aspettandomi quello che mi verrà risposto e cercherò di capire bene cosa mi viene chiesto rinunciando, se serve, a quello che vorrei rispondere.

2 commenti:

  1. A me ogni tanto capita di dire "Ma hai sentito cosa ho detto?" ...perchè le persone spesso partono in quarta e via che, sicure di cosa si sta dicendo, rispondono... ma..la domanda qual era? io mi impegno tanto ad ascoltare, anzi a me piace tanto ascoltare e percepire l'altro mentre parla. vero che spesso oggi giorno non c'è tempo per niente e figuriamoci per ascoltare, ma secondo me bisogna impegnarsi e ascoltare non solo le parole ma anche gli occhi, l'espressione del volto e del corpo. vero anche che a volte per lo stato d'animo in cui ci si trova non si è predisposti all'ascolto...il che rende la comunicazione davvero difficile. forse sarebbe meglio fermarsi in questi casi...forse..se si può!
    E Socrate...che piacere per le orecchie!!! il sapere di non sapere rende saggi perchè pone in una condizione di curiosità e di umiltà che sono terreno fertile per la conoscenza e lo scambio. è come credersi un contenitore sempre mezzo vuoto che il mondo e tutte le sue meraviglie (compresi gli uomini) non faranno ogni giorno altro che cercare di riempirlo con conoscenze, visioni, sogni, concetti, storia, paesaggi, amicizie, amori, ...e chi più ne ha più ne metta! e per concludere citerei le seguenti parole...“Per fare bene bisogna capire e ascoltare…spesso le voci di quelli che hanno più cose da dire sono discrete e sottili. Ascoltare non è obbedire, ascoltare non è trovare i compromessi, ascoltare è cercare di capire e quindi fare i progetti migliori” dice Renzo Piano.

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  2. Concordo appieno col tuo commento e ti ringrazio per averlo condiviso.
    Purtroppo ci manca l'educazione all'ascolto e finiamo per crearci alibi per non dedicargli il giusto tempo.
    Chissà, forse se a scuola avessimo studiato più musica avremmo avuto una predisposizione diversa. Oggi anche ascoltare musica è sempre un'attività di contorno ad un'altra e mai, o almeno quasi mai, un'attività principale.
    Rientro ora da un giro in moto e caffè assieme ad un caro amico.
    Parlando d'altro ad un certo punto ha sottolineato come ci sia ancora molta distanza fra chi possiede conoscenze in materia di nuove tecnologie e chi ha problemi da risolvere.
    Il concetto è il medesimo del post: chi detiene conoscenze tecnologiche è in grado di ascoltare e capire chi ha dei problemi? Diversamente ci ritorviamo strumenti bellissimi ma che chi ha il problema da risolvere non percepisce come utili. Quante volte siamo costretti ad imparare ad usare la tecnologia solo perchè "il programma fa così". Forse chi ha studiato il programma aveva in mente quella soluzione ed ha dato quella risposta, curandosi poco della domanda di chi, comunque, non è stato in grado di formulare una domanda chiara rispetto alle sue esigenze.

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