Cosekeso?

Ciao, questo è il mio blog, il blog nel quale ogni tanto svuoto la mia testa dai vari elementi che la riempiono.
Non c'è quasi nulla di originale, i miei pensieri sono rivisitazioni o rielaborazioni di quello che l'ambiente mi insegna e propone.

Se leggerai qualcosa "buona lettura", se non leggerai nulla "buona giornata"

ATTENZIONE: contiene opinioni altamente personali e variabili

mercoledì 28 novembre 2012

Non vedo l'ora che sia....

Quando ti nasce un figlio è un po' come la caduta dell'impero romano d'occidente del 476 che segna l'inizio dell'età medioevale e la fine di quella antica (boato, non ho guardato wikipedia): per quanto puoi aver rimandato prima, quell'evento segna la fine del tuo essere giovine e ti proietta nell'essere adulto.
Il segnale più forte di questo trapasso lo danno i genitori, quelli per i quali prima eri il centro del mondo e che adesso ti ignorano completamente.
Bene, ero solo sul divano a gestire questo trapasso (ok mi ci vuole del tempo, le mie bimbe ormai ci sono da mesi e mesi), pensavo a come gestirlo. Ho subito ritenuto che dovessi darmi degli obiettivi, dei progetti miei. Insomma, dovevo continuare a difendere Nicolò all'interno della mia vita.
Non fraintendetemi, la mia più grande pulsione sarebbe di annullarmi completamente e dedicare la mia esistenza alle mie figlie, però so che non gli gioverebbe.
Allora, forte di questa conquista comincio a pensare ai miei progetti.
Mi dico subito “cerca di essere concreto e datti delle scadenze”. Comincio a sentirmi figo, in un momento di delirio da cagnina arrivo pure a pensare “cazzo questa volta faccio il botto, meglio rispolverare l'inglese perchè nel giro di due anni mi ritroverò a parlare di come ho deciso di dare nuovo impulso alla mia vita in giro per l'Europa. Anzi in giro per il mondo.”.
Gongolo e comincio a riflettere.
Rispolvero l'antico sogno di fare il Coast to Coast negli Stati Uniti per i miei 40 anni, meglio iniziare da qualcosa di ludico, di facile, di fattibile.
Comincio a sognare di finire il mio libro, di realizzare video, di sistemare il mio gioco da tavola, di creare cose e sono gasatissimo.
Bianca mi osserva come fossi scemo e Gaia è distratta da Nina e Nello (un libro).
Da fuori sembro un'otaria spiaggiata sul divano ma dentro, dentro sono un fermento di idee. Sgorgano programmi, traguardi, piani, progetti, chissà se mi basta il tempo!
Prendo pure in mano l'iPad per inserire tutto in un calendario/Gantt in modo da non scordare nulla.
Sono un fiume in piena, non mi basterà una vita per fare tutto ma ci riuscirò, basta saper dosare Magnesio, Ginseng, Vitamina B e Omega 3/6.
Mentre sono all'apice dell'autocompiacimento, mentre sono pronto ad essere invaso da tutta questa progettualità, mentre recettivamente sono ad un passo dall'essere iperstimolato dal futuro, Gaia chiude il suo libro, scende dalla sua sediolina Ikea e viene verso di me.
Mi dice “leggiamo insieme, prendimi in braccio” e alza le braccia come fa quando la devo sollevare. Nel momento stesso in cui la prendo in braccio e la guardo negli occhi vedo il presente.
E capisco. Capisco che il mio delirio da ex-figlio è giusto, è corretto ma che non devo aspettare domani per qualcosa, capisco che non ha senso dire “non vedo l'ora che sia Marzo per poter cominciare ad andare in bicicletta al lavoro (uno dei miei progetti che rientrava nella sottocategoria “attività fisica” della categoria principale “stato di salute”)”. Capisco che devo pensare a fare le cose adesso.
Gaia si siede sulle mie ginocchia, apre il libro e poi lo richiude. Mi guarda e mi dice “anche Bibi”.
Prendo Bianca e me le metto sulle gambe, a fianco di sua sorella. Gaia riapre il libro e dice “Non vedo l'ora che sia adesso. Dai leggi”.
Non vedo l'ora che sia adesso, ecco quello che mi serviva per capire.

Questo è un post che avevo in mente di pubblicare la prossima settimana. Ma oggi ha più senso.

lunedì 26 novembre 2012

Gaia e la paura delle streghe

Seduta sul divano, il corpo si contrae e si paralizza, la mandibola contratta che trema, gli occhi lucidi ma che non piangono e la voce singhiozzante “ho paura delle streghe”.
Sono sul divano con lei quando Gaia mi dice così. E' piccolissima, terrorizzata, non piange nessuna lacrima perchè ha troppa paura.
In quel momento ho desiderato apparisse una strega per poterla uccidere con le mie mani.
Mia figlia terrorizzata di una cosa che non esiste e la mia impotenza di fronte a questa situazione sono la situazione più brutta che mi sia capito di vivere in questa mia vita fortunata.
Mi sono ricordato di quando io ero piccolo e avevo paura. Mi sono ricordato di quelle paure incontrollate, quelle che ci fanno dormire assottigliati nel letto, quelle che ci fanno trattenere il respiro e che ti fanno controllare tutte le ombre e le ho viste su Gaia. Mi sono sentito inutile e l'ho abbracciata.
Abbiamo provato a dirle che le streghe non esistono ma lei trovava conforto solo per il fatto che la tenessimo abbracciata a noi.
Lei la strega l'ha vista in un cartone animato. Era una strega buffa che faceva una bella fine ma a lei è bastata per aver paura. Era qualche notte che non dormiva serena e finalmente ci ha detto il perchè.
Abbiamo dovuto accettare che lei, in questo momento, non è disposta a credere che le streghe non esistano. Le ha viste.
Però è disposta a credere che possiamo tenerle lontane. Abbiamo fatto il giro della casa per farle vedere che non ci sono streghe ma avevo paura che rimanesse la paura della notte.
Allora ho detto a Giulia di prendere lo spray balsamico che in genere usiamo nelle stanze da letto e abbiamo spiegato a Gaia che la notte noi lo spruzziamo perché l'odore spaventa le streghe. Si è calmata, abbiamo spruzzato spray ovunque.
Poi ci siamo rimessi sul divano, più sereni, era passata la paura, adesso aveva bisogno di certezze.
Si è sincerata, dolcissima, del fatto che gli altri membri della famiglia non avessero paura. Ci ha chiesto se Bibi ha paura e se i nonni (nominati uno a uno) avessero paura. Voleva sapere se anche altri stavano male.
Poi mi ha chiesto di telefonare a tutte le streghe per avvisarle che noi non avevamo paura e che in casa avevamo lo spray. L'abbiamo fato una decina di volte, le ultime volte abbiamo detto alle streghe che anche Gaia non ha paura e che loro dovevano stare lontano da noi.
Spray antistreghe e forse anche anti mostri.
Non so se funziona, non credo di aver fatto bene, forse avrei dovuto insistere sul fatto che le streghe non esistono. Però Gaia ha due anni, il mio obiettivo è che sia serena, ieri sera non era disposta a credere che non esistessero le streghe, non poteva capire quello che serviva. Per qualche giorno so già che dovremo dare la caccia alle streghe e poi passerà e allora potrò dirle di stare serena, che le streghe non esistono. Per ora basta così, basta che lei dorma, non manca molto a trasformare tutto questo in un gioco e allora il peggio sarà passato.

Però vederla così è un massacro, non vedere subito la soluzione a quello che rende così impaurita tua figlia è una cosa che non dovrebbe essere provata da nessuno.

lunedì 22 ottobre 2012

Recensione di un libro. Perchè no. Sulla pelle viva, Tina Merlin

Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe. Il caso del Vajont, Milano, La Pietra, 1983.

In genere non scrivo recensioni di libri, o almeno lo faccio nell'altro blog e parlo di libri sulle moto.
Su questo però due parole le voglio spendere.
Se, come nel mio caso, avete visto lo spettacolo di Paolini e il film di Martinelli le prime 150pagine di questo libro non aggiungeranno nulla. L'autrice è stata l'unica voce di tutta questa vicenda e chiunque ne parli si basa sempre sui suoi articoli, sui suoi lavori.
Quindi nulla di nuovo, il racconto è quello tristemente noto.
Non ha la capacità narrativa dello spettacolo di Paolini (spettacolo di un equilibrio unico, davvero ben fatto) o la forza delle immagini del film (altro consiglio di visione) ha la freddezza e la banalità della verità. Non ha artifici artistici, una giornalista racconta una verità che in quanto tale non ha bisogno di nulla, già di per sè è pure troppo.
La cosa che manca, nel film e nello spettacolo di Paolini è il dopo. Già perchè c'è anche un dopo. Oltre a tutto quello che è accaduto, l'Olocausto di cui parla la Merlin, c'è anche quello che è successo dopo.
Ci sono le difficoltà, le umiliazioni, le sofferenze, le pres ein giro. L'ultima parte del libro parla proprio di questo. L'evento è così devastante che spesso ci si ferma lì, ci si ferma a Erto e Casso evacuate a Longarone spazzata via. Poi ci si ritrova a elogiare la ricostruzione di Longarone.
Roma non è stat acostruit ain un giorno eneppure questo tratto della valle del Piave. Ci sono altre storie, altre sofferenze, altre umiliazioni, altre vergogne, tutte coperte perchè il peggio era già successo. Il peggio l'avevamo già visto.
Io vi consiglio il libro di Tina Merlin perchè fa meglio capire quanto è stato immenso il danno, il disagio e la distruzione che questi Italiani hanno dovuto subire. Vi consiglio il libro per quelle poche pagine che raccontano il dopo, raccontano di sussidi, di gente che si fa ospitare, che diventa ospite sgradito, che diventa criminale in casa propria, che viene raggirata, la cui pazienza e inegnuità viene abusata. Non c'è solo lo spettacolo della rinascita di Longarone, ci sono anni e anni di umiliazioni aggiuntive, che rimangono spesso coperte del boato di una catastrofe immensa e assurda.
Tutto qua, se avete tempo leggete il libro. Bastano poche ore.

martedì 16 ottobre 2012

Sfide del 15/10/2012

Ieri sera c'è stato in televisione SFIDE incentrato su Marco SIC Simoncelli. Mi è piaciuto, Zanardi è bravo anche a gestire un programma come questo e gli dona un valore in più.
Alcune cose mi hanno colpito, alcune frasi.
Il dottor Costa che dice, commentando la guida aggressiva del Sic, “correva in moto come la gente si aspetta che corra un pilota di moto”; Valentino Rossi commosso che ripete solo per convincere sé stesso che non poteva evitarlo; il suo capotecnico che ricorda gli scherzi; Pasini che ce l'ha negli occhi. Fra tutti i piloti e amici credo che Pasini sia quello che se lo porta più negli occhi, guardarlo mentre ne parla accende emozioni.
Il padre di Simoncelli, invece, ha una forza che non capisco da dove venga. E' un uomo di valori, si capisce. Si capisce dalle scelte che fa, da come la gente descrive il rapporto fra lui e il figlio. Un uomo da prendere come esempio. Un uomo che, dopo averlo protetto e cresciuto per anni, è rimasto folgorato dalla grandezza del figlio. Ha visto nella tragedia quanto anche il resto del mondo avesse capito suo figlio. Non per il talento sportivo, ma per l'immagine positiva che trasmetteva, di passione, di genuinità, di sincerità. Mi ha colpito la sua forza quando dice che Marco faceva quello che gli piaceva, che era felice. Credo un padre non possa chiedere altro: fare sacrifici per vedere il figlio felice.
Ad un certo punto dice “era felice, faceva quello che gli piaceva. Tornassi indietro rifarei tutto quello che ho fatto, anche se sapessi già come va' a finire”. Questa frase è di una forza incredibile e bisogna essere genitori grandissimi per poterla pronunciare. Complimenti a lui, come si fa a non essere egoisti a non dire “se potessi farei diverso” come si fa a non voler togliere un po' di felicità a quel figlio solo per poterlo avere ancora vivo? Con che forza si sceglie la felicità del figlio anche se ce lo porta via? Come si fa a non dire “tornassi indietro lo farei studiare quel testone, me lo terrei con me, ci divertiremmo in moto assieme ma lo terrei con me”. Io credo che bisogna amare tantissimo i propri figli per poter dire una cosa del genere, per poter accettare di vivere tutta una vita con un vuoto che non verrà mai colmato in cambio di attimi di felicità.
Niente, ancora una volta sono rimasto colpito (stupidamente) dalla forza che vuol dire essere genitori. Credo che un padre ed una madre siano gli animali più forti al mondo quando trovano la chiave per far esplodere l'amore per i figli, quando non lo soffocano ma lo lasciano sfogare.
Diobò SIC.

mercoledì 10 ottobre 2012

Varie ed eventuali e gelosia fra fratelli e sorelle....

Forse ho già fatto una roba del genere, mi ripeterò.
Alcuni falsi miti dell'essere genitore.
Prima cosa: padri vi svelo un segreto per assicurarvi l'amore incondizionato di vostra moglie per tutta la vita. Se, come è capitato a me, non avete la possibilità di allattare e in tanti faranno sentire vostra moglie meno madre per questo fatto (state tranquilli, ce ne sono tantissimi) voi potete dire tranquillamente che le mie figlie sono cresciute benissimo senza latte materno e che Gaia durante il primo inverno non si è presa l'influenza, nonostante non avesse latte materno e andasse all'asilo. Poi potete dire, guardandola teneramente: “Mi sento egoista ma un po' sono contento, così posso occuparmi anche io di lei/lui e darle/gli il latte di notte”. Con questa siete a posto per gli anni a venire. Poi vostra moglie forse non ve lo farà mai fare, si sveglierà sempre lei ma voi le avrete detto la mitica frase.
Io adesso ho due figlie: in cinque (numero esatto) mi hanno detto “chissà come sarà felice Gaia (la maggiore) con una sorellina”. Ho perso il conto di quelli che mi hanno detto: “ah, adesso dovete fare attenzione che non diventi gelosa”. Ora, se voi vi comportate con vostra figlia come se dovesse diventare gelosa state pur certi che diventerà gelosa. Siate furbi. Lasciate che le vostre figlie siano complici, lasciate che ci siano giochi loro e non giochi di una da prestare all'altra. Gaia può giocare coi giochi da neonata, che sarebbero più adatti a Bianca. Li usa trenta secondi e poi si annoia. Ma sono lì, nessuno le dice “sono di tua sorella”. Tre giorni fa voleva mettersi le scarpine di Bianca, non le ho detto che sono piccole, lei le ha provate, non ci stava, ha voluto le sue. Non date per scontate che siano gelose, conosco un sacco di figli unici che avrebbero voluto un fratello o una sorella ma pochi con fratello o sorella che mi dicono “ahhh, fossi stato figlio unico”. O almeno pochi che lo dicono seriamente. Un fratello o una sorella sono una figata. Partite da questo assioma per costruire il vostro atteggiamento.
Poi, anche Gaia quando la sorella dorme la sera vuole più attenzioni e vuole giocare ma non vuole meno sorella, vuole più genitori...chiara la differenza? Non è qualcosa che abbiamo tolto e per la quale dobbiamo incolpare la sorella, è qualcosa che possiamo dare in più e per la quale possiamo prenderci l'impegno. E' una questione di come si vedono le cose.
Ultima poi per oggi basta, anche se ce ne sarebbe.
Per questa ringrazio pubblicamente Lorenzo che mi ha consigliato un libro dove l'ho trovata scritta la prima volta. Diffidate da chi vi dice “se il figlio piange non prenderlo in braccio, gli date il vizio”.
Posso dire....ma che vizio, razza di disagiato sociale!!!!!! Tenere in braccio un figlio è un vizio?!?!?!? Mi spieghi che cazzo lo metto al mondo a fare se non posso ostentare affetto quando piange e ha bisogno!?!?!?!??!?! Poi bisogna capire quando ha bisogno oppure no, in alcuni casi piangono e rompergli i coglioni è peggio. Però vi dico, tutte le volte che Gaia piangeva ed era disperata, per qualsiasi motivo, io l'ho presa in braccio e l'ho stretta forte a me e le ho detto che il suo babbo l'amava alla follia. Come risultato adesso Gaia non ha mai bisogno di un abbraccio, viene da me quando vuole giocare e sa' che quando si fa male può trovare un abbraccio terapeutico, che quando ha paura mi trova pronta a stringerla. Non ha il vizio di starmi in braccio e aggiungo purtroppo.
Oggi mentre uscivamo dall'asilo, lei, Bianca ed io le ho chiesto se potevo tenerla in braccio. Sono uscito con le mie due bimbe in braccio, più di venti chili e non ho pensato “cazzo che fatica”, ho pensato “mi mancherà. E succederà molto velocemente”.
In definitiva, non è abbracciandole o tenendole con voi quando hanno bisogno che sbaglierete.
Siete genitori, non sergenti maggiori.
Basta che mi chiamano, DEVO ANDARE.

mercoledì 3 ottobre 2012

Serve una miccia, solo che non c'è più.

Allora, oggi ero sul furgone con mio babbo che si parlava dello schifo in Italia. Abbiamo fatto due commenti.
Il primo è che adesso non c'è più pericolo di fare figure di merda a parlare di politica. Una volta, specialmente in certi ambienti, ci si muoveva cauti per capire se il nostro interlocutore la pensava come noi o meno, per evitare di parlare un ora ed essere d'accordo su tutto e poi scoprire che l'altro era “dall'altra parte”. Adesso non è più così, siamo tutti contro, tanto lo schifo è generalizzato e chi fa ragionamenti del tipo “più di qua o più di là” non gode della mia attenzione.
Il secondo ragionamento riguarda la quasi totale assenza di ribellione da parte di noi Italiani. Cioè, manifestano ovunque tranne che in Italia.Tanto la vignetta con la foto dell'Italiai in fila per l'iPhone con il confronto con la Spagna l'abbiamo vista tutti.
Ora, un furgone con mio babbo e me forse non è massima espressione dell'intellighenzia mondiale (avrei giurato che si scriveva intellighentia.....) ma credo che abbiamo elaborato un pensiero sensato.
Una volta tutte le grandi proteste, quelle che avevano portata diffusa, non quelle legate al disagio di una singola categoria, partivano sempre dall'Università.
Una volta chi frequentava l'Università aveva la leggerezza di chi ancora è fuori da un meccanismo lavoro-casa-famiglia-finemese-pensione, aveva la passione tipica di chi ha vent'anni, aveva valori ed era inserito in un ambiente in cui c'era fermento culturale.
Adesso l'Università si è impoverita, non è più un centro culturale di così grande portata, non è più il posto dove un ragazzo può trovare confronto e forza. La mia esperienza nel vecchio mestiere mi aveva già portato a notare come, per raggiungere un fine giusto e ammirevole, fosse stato utilizzato un approccio sbagliato: per rendere accessibile a tutti l'Università e creare maggiore diffusione di conoscenza e cultura era in realtà stata semplificata, a tratti banalizzata.
Credo che adesso manchi un centro culturale anche per accendere la miccia, ci vuole un ambiente in cui ancora ci possa essere leggerezza (io con due bimbe, la famiglia ed i debiti non riuscirei a mollare tutto e mettermi in gioco per portare avanti una protesta, sono onesto. Voi?) e servono menti pronte, con valori e voglia di provarci, ci vuole un po' di incoscienza con dei valori.
Io credo che se vedessi esplodere la protesta potrei supportarla, potrei seguire una marea se ne vedessi i giusti valori e obiettivi. Credo che in molti vorrebbero “andare a Roma” ma serve qualcuno da seguire e serve che questo qualcuno non sia un leader, fa troppa paura. Tutti vorremmoa ndare ma nessuno vuole partire.
Però, se ci fosse un gruppo di ragazzi che tutti noi guardiamo consapevoli che sono portatori di valori, di voglia e di cultura credo che in tanti potremmo seguirli. Poi una volta partiti....
Oggi ho anche pensato una roba che adesso mi mettono in carcere: ma se io arrivo a Roma e comincio a prendere a badilate un politico siamo sicuri che le forze dell'ordine mi fermano.
Non lo fate, però rispondetevi.

martedì 2 ottobre 2012

Un post di auto consapevolezza: proteggere e non difendere.

Quello che segue è un posto di auto-consapevolezza, di quelli che non vi diranno molto ma servono a me per sedimentare un comportamento, un atteggiamento, un modo di fare che voglio sedimentare.
Però voi leggetelo, mi raccomando.
Nel medioevo le città venivano circondate da mura e in cima a queste mura venivano messe delle feritoie che venivano usate per difendere gli abitanti con olio bollente, pietre e quant'altro potesse essere usato contro gli invasori.
Sapevo la foto di una scala sarebbe tornata utile
Avere un figlio è più o meno uguale, si può essere protettivi (mura di protezione) o difensivi (cannoni, olio bollente, pietre).
Io sono per essere difensivo, almeno come percezione. Ovvero quando Gaia si affaccia in cima alle scale per scendere mi verrebbe da prenderla in braccio e tenerla lontano da tutti i pericoli che potrebbe incontrare in quei dodici scalini: inciampi, cadute, mostri cattivi, spread, disoccupazione giovanile, Babau, uomo nero (o diversamente scuro), istituti di credito, vendite a rate e tutto quello che è pericoloso e che si può trovare lungo le scale.
Però mi rendo conto che è sbagliato. D'altro canto non posso neppure fregarmene e lasciare che la città venga depredata continuamente. Quindi mi sforzo, vi giuro che è una lotta continua, per essere solo protettivo: quando Gaia si affaccia in cima alle scale io mi metto 4 gradini avanti a lei pronto a proteggerla da un'eventuale caduta ma lasciando che metta in fallo un piede, che perda l'equilibrio, che si aggrappi alla ringhiera, che caschi sul sedere.
Pare poco ma quando avrete un figlio vi sembrerà più chiaro, specialmente i primi giorni quando riterrete impossibile togliere e mettere un body senza lussare una spalla o rompere delle dita. Fate presto a ridere adesso.

L'ho già detto in un altro post, la mia tendenza è quella di impedire che eventi casuali possano nuocere alle mie piccole ma ho capito che non è la strada giusta.

Allora ho pensato, tanto. Tanto perchè sono persona dai pensieri semplici e mi ci vuole tempo. Comunque, mentre pensavo mi è venuto in mente l'esempio della città fortificata ed ho pensato che le mura resistono anni mentre le armi, le pietre, l'olio spariscono. Quindi, se mi comporto come un muro di cinta e proteggo mia figlia senza difenderla lei allora mi terrà sempre con sé, non sarò qualcosa che sparirà, qualcosa di inutile, ma potrei diventare qualcosa di bello. Poi, quando si stancherà delle mura non dovrà far altro che trovare la porta ed uscire, le mura non sono in grado di seguire le persone ma sono lì ad aspettarle se serve (ok, adesso faccio il figo ma su questo passaggio dovrò lavorare.....già lo so).
Già, questa metafora (che meritava di finire in mani più decenti e diventare il titolo di un libro sulla puericultura) mi aiuta a ridimensionare il mio ruolo e mi ricorda di aspettare, di non intervenire ma di proteggere.

Bene, anche questa è fatta.

giovedì 20 settembre 2012

Dedicato a tre amici. Sarete genitori fantastici.

Come ormai sapete tutti sono impegnato nell'inserimento di Bianca all'asilo e presto arriverà un bel post anche su questo.
Oggi però volevo concentrarmi su alcuni amici che presto diventeranno babbi.
Negli ultimi 3-4 anni abbiamo figliato in parecchi e adesso, fra chi raddoppia e chi aspetta il primo, è un momento di grande.....attesa.
Fra tutti quelli in attesa ci sono tre amici cui sono molto affezionato e che vorrei poter consigliare con saggezza e certezza. Invece non mi viene in mente nulla da dirgli, nessuno di quei trucchi per impedire levatacce, pianti, notti insonni, pianti, coliche, rigurgiti, pianti, cagate mega, pianti.
Ci saranno momenti in cui guarderete il vostro angelo che dorme beato e improvvisamente lui inizierà a piangere e voi non capirete il perchè, non capirete cosa abbia alterato quel bellissimo equilibrio.
Però un paio di cose posso dirle, ho poca esperienza ma sufficiente arroganza e presunzione per poter dire qualcosa.
Intanto voglio sfatare un mito, non è vero che “per diventare genitori non c'è mica una scuola”. L'ho già detto un'altra volta, per diventare genitori c'è un insegnante bravissimo, vostro figlio. Se voi lo pensate come ad un esserino che ha bisogno di cure allora imparerete con fatica e potrebbe essere pesante. Se invece pensate che sia un esserino che comunque vi comunica quando è tutto ok, quando invece è a disagio allora vi farete guidare da lui e sarà tutto bellissimo.
Le mamme hanno un rapporto speciale coi figli ma noi babbi possiamo instaurare un rapporto ad un livello incredibile, potete diventare le prime persone che li capiscono, che li ascoltano. Non lo “sentirete” come spesso capita alle mamme (che hanno sempre ragione, nel dubbio fate quello che dice la mamma) ma lo capirete. Io credo che con Gaia mi sia riuscito bene, credo di capire quello che vuole perchè l'ho osservata tanto, l'ho ascoltata tanto e mi son fatto guidare. Spesso sbaglio, ma sbaglio io a prendere una strada, non lei ad indicarmela. Ecco, prendetevi del tempo per osservare i vostri figli, per ascoltare le loro emozioni. Scoprirete che l'emozione di un neonato la si capisce anche dal respiro.
Altra cosa che ci tengo a dirvi: sarà tutto bellissimo. Lo ripeto, essere genitori è bellissimo.
Voi siete tre ragazzi stupendi, intelligenti e quindi non faticherete a capire che bellissimo e facile sono due cose diverse. I figli piccoli ti rendono famigliare questa differenza.
Purtroppo spesso la società ci porta ed associare facile con bello e noi ci impigriamo, non siamo abituati. Però se pensate ad alcuni dei momenti belli della vostra vita è facile che li abbiniate a stanchezza, all'aver dato tutto, all'essere riusciti dove era difficile. Coi figli è così, è il difficile che è bellissimo.
I vostri figli vi faranno scoprire che bello è bello e facile è un'altra cosa.
Tenetelo presente, vi aspettano giornate stupende, piene di insicurezze, di certezze che crollano, di messe in discussione, di tensioni, di paure ma bellissime. Sarà a tratti facile a tratti difficile ma sarà sempre stupendo.
Godetevi i momenti difficili, non abbiate paura, possono essere belli. E' bellissimo riuscire a far prendere sonno a vostro figlio dopo ore di coccole (non succede mai, fra l'altro, nessun genitore fa ore di coccole, gli altri genitori vi prendono in giro), è difficile ma darete il massimo e riuscirete.
Cari amici ho finito, non ho altro da dirvi. Godetevi i vostri figli, non abbiate mai paura e non rinunciate a godervi nessun momento. Vi mancherà. Sorridete sempre e quando vi sembra di non trovare il motivo è perchè guardate nella direzione sbagliata.

Ultima cosa, nessun genitore ammette che spesso è tutto molto facile. Abbiamo tutti paura che possa non esserlo più. Ognuno di noi ha intimamente paura che la magia possa rompersi e quindi non dichiara mai che è stato facile, che il piccolo dorme, che mangia e che tutto è ok. Quindi, da adesso in avanti, non accettate più consigli, chiedeteli ma non accettateli. Non fidatevi neppure di quello che vi dico io. Ricordate solo che la maggior parte delle volte è anche molto facile. Sono i vostri figli, come potrebbe essere diverso.

martedì 4 settembre 2012

I figli e il gioco, un'occasione d'oro per fare danni.

Carissimi babbi che con tanto affetto mi seguite, oggi affrontiamo un altro tema molto importante: il gioco.
Se volete fare una bella raccolta di cazzate leggete su varie riviste i pareri sul gioco per il bambino.
Concentriamoci sulle cose importanti, quelle che vi faranno divertire assieme ai vostri figli e vi faranno vivere sereni il loro sviluppo.
Intanto, come li dovete guardare mentre giocano? Vi aiuto. Voi siete su una panchina che cercate di tenere lontani dalla testa i pensieri della vita quotidiana mentre loro hanno giochi che voi non avete avuto, corrono, ridono, sudano, saltano e la loro testa li porta in terre magiche e lontane. Guardateli con invidia, morite dalla voglia di andare da loro, come cavolo dovete guardarli!?!??! Ogni volta che vado al parco con Gaia e Bianca sembro scemo. Io che scalpito, salgo di nascosto sui giochi per non farmi cazziare, e schiere di babbi, mamme e nonni che sembrano analisti che ci preoccupano di dare letture ad ogni singolo movimento dei figli. Manca solo il taccuino per gli appunti. Cazzo che idea, prossima volta mi metto su una panchina col taccuino e scuoto la testa mentre prendo appunti, secondo me lancio una moda: il parental counselor.
Esagero, mi metto con l'iPad e prendo appunti.
Tornando a noi, ho visto genitori contrariati perchè i loro figli non manifestano atteggiamenti da leader mentre giocano. Ok, non volevo ma questa ve la racconto. Se vi riconoscete in questo aneddoto sappiate che penso siate fuori dal mondo.
Gaia gioca su un castello di quelli in legno. Non le piace fare lo scivolo e quindi, una volta salita, si diverte ad andare avanti ed indietro. Ride e si diverte, quando si è rotta mi chiama. Passa attraverso il piccolo attraversamento che porta da una “torre” ad un'altra e incrocia un bambino. Si incartano un attimo quando il bambino, con grande attenzione lo ammetto, le prende le spalle, la sposta di lato e passa. Il padre era lì a fianco e mi dice “Michelino (nome di fantasia, il fenomeno è il padre lui è ancora recuperabile) si vede che ha il mio carattere, quando c'è una situazione un po' così prende in mano la situazione”. 
Dentro di me ho risposto (e adesso scrivendolo te lo rivelo, mio caro) “Si vede che è un coglione come il padre, aveva davanti una bella bimba come Gaia e l'ha scansata”.
Questo per dire cosa: vostro figlio non è il nuovo premier perchè guida gli altri bambini quando giocano ai pirati così come non sarà il nuovo Baggio perchè farà le squadre quando giocherà a calcio.
Ora, torniamo all'episodio. Devo dare atto al padre che in ogni caso stava dando un rinforzo positivo. Il mio terrore sono quei genitori che vedono il figlio da solo che gioca con una macchinina e pensano “oddiosantissimo è sociopatico”. Magari vostro figlio ha nella testa una storia talmente bella che non ha voglia di dividerla, si sta godendo la sua macchinina, è troppo concentrato su quello che fa, gli piace così tanto che ne è assorbito. Adesso provate voi a fare una cosa che vi garba un sacco, che vi toglie il fiato ed avere una persona che vi fissa contrariata.
Lasciate che i vostri figli giochino come preferiscono, incoraggiateli quando vedete comportamenti che vi piacciono ma soprattutto, imitateli quando vedete comportamenti che vi piacciono. I vostri figli vi guardano e se fanno una cosa è facile l'abbiano vista fare a voi.
Quindi siate un buon esempio, siate un modello in quello che fate. Gaia e Bianca sorridono sempre perchè Giulia gli sorride sempre e loro hanno capito che è una cosa che si fa e che è pure piacevole.

Riassumo il casino che ho creato: quando i vostri figli giocano sorridete e divertitevi, non fatevi domande. Se vedete qualcosa che vi piace copiatela, imitateli e fatevi imitare, se qualcosa non vi piace non imitatela. Siate un buon esempio più che una buona guida.
E adesso un altro promemoria per quegli adulti che si credono bambini, che vogliono giocare coi piccoli ma si sono dimenticati una regola fondamentale.
In prima assoluta la sequenza dell'evoluzione del gioco, ricordatela:
GIOCO – DIVERTIMENTO – GIOCO – NOIA – REGOLE DEL GIOCO – DIVERTIMENTO.
Le regole nel gioco arrivano solo quando il gioco è diventato noioso, il gioco non è un modo per imparare le regole, sarebbe come dire che per me la moto è un modo per imparare il codice della strada.....lasciamo stare. Quando il gioco non sarà più attraente perchè troppo facile, troppo immediato allora arriveranno le regole a renderlo ancora avvincente. Fino ad allora lasciateli giocare!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

mercoledì 29 agosto 2012

Lasciala cadere.

Da quando la piccola e la piccolissima hanno fatto la loro comparsa le mie serate si sono diversificate rispetto ad un tempo. Una volta che si sono addormentate io in genere mi piazzo da qualche parte e leggo/scrivo/ascolto/mangio/pulisco(me stesso)/aggiusto/hobbo (voce del verbo Hobbare, ovvero praticare Hobbies). Spesso tengo la TV accesa ed ho imparato ad ascoltare i film. Ne guardo 5 minuti, giusto per associare le voci alle facce e poi ascolto quello che succede, tipo “radionovela”.
L'altro giorno stavo scrivendo ed ascoltavo un film quando la voce narrante, che poi era la protagonista ma si capiva bene quando era voce narrante e quando protagonista che parlava, ha detto che il trucco per i giocolieri non è nella presa ma nel lancio. Il mio apprezzamento per questa frase è direttamente proporzionato al disgusto per il film che per lo più è osceno.
Però questa cosa del giocoliere mi è rimasta in testa.
Manco fossi Mentana ai bei tempi del TG5 mi collego con un fatto accaduto al parco giochi con Gaia l'altra sera.
Lei era intenta ad arrampicarsi su delle scale, per accedere ad un castello che poi sfociava in uno scivolo. Bene, una volta su questo castello stava per avventurarsi in una manovra mediamente pericolosa (ai miei occhi quasi mortale) e con un guizzo che ignoravo il mio fisico fosse in grado di produrre gliel'ho impedito fra gli sguardi compiaciuti delle mamme presenti che in un attimo, vedendo in me la figura del padre che protegge le sue creature, hanno cominciato ad aggiustarsi i capelli, mostrare il decoltè, inumidirsi le labbra e lanciare nella mia direzione sorrisi e reggiseni. Ok, la parte delle madri non è vera però è vero che il mio gesto atto ad impedire la caduta di Gaia sia stato apprezzato dagli astanti.
Mentre sorridevo con Gaia ancora in braccio verso il pubblico sento il suo sguardo su di me.
Giro la testa verso di lei ed era nera. La appoggio con disinvoltura e lei risale sulle scale con il famoso “culo dritto”.
Da dietro di me sento una vocina che mi dice “Eh falla provare, mica si ammazza”.
E' Bianca che da dentro il passeggino, con sei parole, mi insegna a fare il padre.
Piccola parentesi: per chi dice che non esiste il manuale del perfetto genitore...vi sbagliate, i vostri figli sono il vostro manuale.
Da qui la riflessione, il collegamento con il giocoliere. Sono un padre che definirei "apprensivo andante", sono protettivo. Mi rendo conto che quando siamo in parco giochi sono il genitore più vicino alle sue figlie. Fino all'altro giorno mi dicevo che era perchè Gaia è una scavezzacollo che si crede una bimba di 5 anni ma ha i riflessi di una di poco meno di due (NdR volutamente scrivo i numeri ogni tanto in cifre e ogni tanto come sostantivi, mi piace ostentare incoerenza lessicale, strutturale e grammaticale.). Invece è perchè sono esagerato. Mi sono quindi riproposto una cosa, un equilibrio, un numero di giocoleria: ci sono esperienze che Gaia dovrà capire che non può fare, tipo lanciarsi senza paracadute da un ponte; ci sono esperienze che Gaia dovrà fare con il mio supporto (e qui non trovo esempio....ci sarà un motivo????); ma ci sono tante esperienze che lei dovrà capire che non si fanno solo facendole. Non posso impedirle di cadere dall'altalena e sperare che lei capisca che può essere pericolosa, non adesso che ha venti2 mesi. Se la porto via da un gioco per impedirle che si faccia male lei non capirà il perchè, è troppo piccola. Non sempre è possibile farle capire che una cosa è pericolosa e credo che un divieto senza motivo sia peggio che una piccola caduta esperienziale.
Cazzo che frase che mi è uscita....un divieto senza motivo sia peggio che una piccola caduta esperienziale...ma chi sono!?!?!?!?

Quindi devo trovare il giusto equilibrio e capire quando devo prevenire, quando devo assistere e quando devo semplicemente alleviare una piccola botta. Non è facile, per me non esistono piccole botte sulle mie bimbe ma solo grandi dolori. Ma dovrò impegnarmi.
Foto di me stesso che faccio il giocoliere coi limoni